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Lega, Umberto Bossi è pronto a mollare i ribelli del Comitato Nord

Fabio Rubini
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Chi lo ha visto di recente racconta di un Umberto Bossi pentito e amareggiato. Pentito per aver messo in piedi l'operazione del Comitato Nord, che evidentemente gli è sfuggita di mano. Amareggiato perché quello che doveva essere un modo per aiutare la Lega a ritrovare lo spirito nordista delle origini, si è trasformato in un mezzo per una resa dei conti generale all'interno della "sua" Lega. Ed è quest' ultimo passaggio ad averlo praticamente convinto a mollare un'iniziativa politica che invece di unire rischia di spaccare il Carroccio. Un'eventualità che lo stesso Senatùr ha sempre detto di voler evitare. Anche quando nel 2012, dopo lo scandalo dei diamanti, si convinse a fare un passo indietro cedendo la segreteria federale a Roberto Maroni: «Ho fatto come Salomone - disse al Congresso di Assago-, non ho voluto tagliare in due la Lega». Stessa cosa sarebbe pronto a fare oggi. A far traboccare il vaso è stata la goccia sempre più insistente di un possibile accordo dell'ala più oltranzista del Comitato Nord con il Terzo Polo per le regionali in Lombardia. Un'alleanza che, se siglata, farebbe uscire i bossiani non solo dall'orbita della Lega ma anche da quella del centrodestra e dell'amico Attilio Fontana, al quale durante le feste il Senatùr ha assicurato la fedeltà dei suoi.

 


LIMITI OGGETTIVI - Il problema, però, è che Bossi si è reso conto di non riuscire più a orientare le mosse del correntone. Se la lucidità mentale non è in discussione, gli acciacchi fisici che lo hanno martoriato negli ultimi anni lo stanno limitando fortemente nel riuscire ad imporre la propria linea che è, appunto, quella di restare all'interno della Lega. La prova di questa situazione sta, ad esempio, in quanto accaduto nel dicembre scorso al Pirellone, quando Bossi è stato preso in contropiede dai tre consiglieri regionali- poi diventati quattro - che hanno deciso di costituire un gruppo alternativo alla Lega in Consiglio regionale chiamandolo proprio Comitato Nord. Una mossa giudicata subito sbagliata dal vecchio leone che per provare a rimediare si sobbarcò un faticoso viaggio da Gemonio a Milano per incontrale al Pirellone Attilio Fontana e provare a trovare con lui una via d'uscita che salvasse tutti. Ma era troppo tardi e forse lo sapeva anche lui. La scelta dei "ribelli" è stata giustificata col fatto che così il Comitato Nord avrebbe potuto presentare le sue liste alle regionali di febbraio senza dover raccogliere le firme. E proprio sull'opportunità di queste liste si sarebbe consumato un altro strappo con Bossi. Lui al massimo avrebbe tollerato un inserimento di alcuni candidati all'interno della Civica di Fontana, ma una lista targata Comitato Nord che inevitabilmente drenerebbe voti alla Lega, indebolendola, non è mai stata nei suoi pensieri. Figuriamoci un'idea di alleanza con gli ex democristiani Renzi e Calenda... Un timore che inizia a rimbalzare anche sulle chat interne del Comitato. Anche per questo sull'operazione è calato il silenzio. Il solo Grimoldi avrebbe scritto di voler attendere la compilazione delle liste per le regionali per riaccendere la battaglia.

 

IL RUOLO DEL SEGRETARIO - A complicare la vita del Comitato Nord ha poi contribuito la strategia dell'indifferenza imposta da Matteo Salvini, che sta dando i suoi frutti. Quella che doveva essere una corrente interna alla Lega - la prima nella storia del Carroccio - con lo scopo dichiarato di «riscoprire i valori delle origini annacquati dalla gestione Salvini e dalla Lega nazionale», in realtà giorno dopo giorno sta perdendo pezzi e consensi proprio all'interno della Lega. Già, perché - dicono i militanti - «un conto è dare una scossa al partito, un altro è crearne uno parallelo in concorrenza con la Lega per soddisfare le ambizioni di qualcuno...». A questo si deve aggiungere la rinnovata battaglia sull'Autonomia - targata Salvini-Calderoli- che mai come negli ultimi due mesi è tornata al centro del dibattito politico nazionale. La pietra tombale sul progetto voluto direttamente da Umberto Bossi e gestito dall'europarlamentare Angelo Ciocca e dall'ex deputato Paolo Grimoldi, potrebbe essere però rappresentato dal già citato accordo in Lombardia con Letizia Moratti e il Terzo Polo per le regionali. Se ne parla con insistenza da giorni, ma al momento non c'è nessuna ufficialità. La Moratti, indietro nei sondaggi anche rispetto alla sinistra, sta imbarcando un po' tutti e non avrebbe problemi ad abbracciare anche gli ex leghisti. Il problema è nel come farlo. Tre dei quattro fuoriusciti vorrebbero candidarsi nella civica morattiana in modo da preservare i compagni di viaggio rimasti nella Lega. La manager però preferirebbe che si candidassero con il logo del "Comitato Nord". La qual cosa però metterebbe in seria difficoltà Umberto Bossi e tutti quelli che di uscire dal Carroccio proprio non ci pensano. 

 

 

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