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Carlo Nordio, la grande offensiva: chi si muove per farlo fuori

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Francesco Specchia
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 È il «momentum Nordio», come dice giustamente Il Foglio. Trattasi di quel rarefatto istante in cui passa l’esatta impressione che trent’anni implorati ed impiegati nella riforma della giustizia non siano trascorsi invano. E che oggi si concentrino in una frase: «Il Parlamento non sia supino e acquiescente ai pm», pronunciata da Carlo Nordio in Parlamento, giusto per chiosare le dichiarazioni programmatiche del suo mandato governativo (al punto da far gongolare il Berlusca: «È il meglio che potessimo sperare»).

Nordio specifica, in linea col governo e con quanto dichiarato dal suo sottosegretario meloniano Delmastro a Omnibus su La7, che le disciplina delle intercettazioni non si tocca per i reati di mafia e terrorismo, oltre che per i reati ad essi collegati – corruzione, frode, traffici criminali di varia intensità, aggiungono i suoi-. Ma il Guardasigilli riferisce pure che l’abuso delle intercettazioni come arma di repressione della libertà deve essere punita, fornendo un ottimo motivo di discussione nel caso del comandante dei Ros Mario Mori assolto con formula piena, dopo diciassette annidi processo e di carriera distrutta causa intercettazioni. Gli «abusi e gli errori delle intercettazioni», continua il ministro della Giustizia, sono elementi su cui bisogna intervenire «radicalmente», altrimenti «cadremo veramente in una sorta di democrazia dimezzata», perché «la segretezza delle informazioni è l’altra faccia della nostra libertà».

SALE IL BRUSIO
Naturalmente le opposizioni, che in aula avevano sollevato il dissenso in un brusio tambureggiante, si scatenano in sede di commento, dalle televisioni, via stampa e web, e sulle agenzie. «Il Ministro Nordio ieri non ha ottenuto un mandato pieno e abbiamo già avuto i primi segnali di crepe all’interno della maggioranza. Condivido le parole del Ministro, ma vorrei però capire con quali provvedimenti intende tradurre queste parole in fatti. E non potrà fare molto perché sui temi della giustizia, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia la vedono in modo diverso», attacca il presidente di Più Europa, Riccardo Magi. «Vorrei dire al ministro Nordio che a me pare (e la storia degli ultimi 40 annidi Italia lo dimostra) che il problema non sia che i magistrati vedono mafia dappertutto. Piuttosto, è che buona parte della politica non la vede da nessuna parte», segue Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana. «Le affermazioni del ministro Nordio sono un fatto di gravità inaudita: sostenere, come ha fatto Nordio, che oggi la mafia non usa le telecomunicazioni e non usai cellulari è assurdo» continua il verde Angelo Bonelli (fuori sincrono, Nordio s’era già spiegato).

«Le parole di Nordio sono state inappropriate sui pm antimafia e, conoscendolo, sono sicura si correggerà (infatti si è corretto, ndr). Penso a Falcone e Borsellino e a quanti sono morti per combattere la mafia», aggiunge l’eurodeputata Pd Alessandra Moretti. E così via. In un irresistibile crescendo d’indignazione. Che sfocia nell’iniziativa totalizzante del Fatto Quotidiano contrario alle tesi diaboliche di Nordio dal Paleolitico.

 

LA PETIZIONE DEL “FATTO”
Sfocia, cioè, in una petizione popolare accompagnata da articoloni («Nordio mente su Mori e C. e assalta i pm antimafia») per «cacciare questo ministro imbarazzante per tutti i cittadini onesti», roba molto vintage anni ’70, peraltro con non poche adesioni. In tutto ciò, la battuta che circola nell’entourage del Guardasigilli è «Resistere, resistere, resistere...».

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