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Matteo Salvini è intoccabile: retroscena-Lega, cosa cambia dopo il voto

Fabio Rubini
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Nei mesi scorsi lo abbiamo ripetuto allo sfinimento: alla Lega il ruolo di governo farà bene. E così è stato. Soprattutto perché i suoi ministri hanno potuto muoversi liberi dai lacci che li avevano imbrigliati durante la precedente esperienza con Draghi. Soprattutto perché a guidarli dalla stanza dei bottoni c’è Matteo Salvini, l’uomo che da ministro dell’Interno ha fatto volare il Carroccio dal 17 al 34%. Quello che, senza ministero, ha un po’ perso la bussola e con lui il suo partito. Quello, infine, che una volta tornato in cabina di regia dell’esecutivo sta rilanciando la Lega, invertendo una tendenza che, alle ultime politiche, aveva visto il Carroccio scendere fino all’8,9% su base nazionale e al 13,9% nella culla lombarda.

Queste regionali, soprattutto in Lombardia - ma con punti d’interesse anche nel Lazio rappresentano una nuova svolta per la Lega e anche per Salvini, che assieme alle due regioni si porta a casa anche il consolidamento della sua leadership interna che, intendiamoci, nella realtà non è mai stata messa in discussione. Solo alcune voci di corridoio, messe in giro alla vigilia del voto, avevano legato un possibile tonfo in Lombardia con un passo indietro del Capitano. Il voto di ieri, però, le ha spazzate via.

 

LE RAGIONI DELLA SVOLTA
Alla base del rilancio del Carroccio ci sono due mosse fatte da Salvini. La prima è quella di aver dato a sé stesso e al partito un’immagine meno irruenta e più riflessiva. Nasce così il Matteo che fa un passo indietro rispetto a interviste e comparsate tv e uno avanti nello sbloccare cantieri e far vedere che con lui al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, si è fatto un deciso scatto in avanti.

La seconda, anch’essa meditata dopo la scoppola delle Politiche, riguarda le tematiche portate avanti in questi mesi di governo. Salvini ha capito che la sua figura da sola non bastava più e che la proposta politica della Lega andava riempita di contenuti, nuovi e antichi, ché la storia, le radici, non si possono cancellare. E qui, oltre al suo lavoro, è stato determinante l’apporto della squadra di governo della Lega. In primis i ministri che nei primi cento giorni del governo hanno portato a casa risultati importanti quali il rinnovo del contratto degli insegnanti, la rottamazione della Fornero, l’ampliamento dei beneficiari della Flat Tax, lo sblocco di cantieri fermi da anni. Provvedimenti questi ultimi che sicuramente hanno inciso sul tessuto produttivo della Lombardia. Che ha apprezzato. A scaldare i cuori dei leghisti che si erano allontananti è stato soprattutto il ritorno al grande tema dell’Autonomia, col capolavoro di Calderoli, che in un amen ha portato all’approvazione del Consiglio dei ministri il suo decreto.

AVANTI FUTURO
Tutte mosse premiate dagli elettori, che rilanciano l’azione della Lega anche in chiave futura, come ha sottolineato Salvini: «Mi porto via con orgoglio questo risultato straordinario, inatteso e bello, che ci dà forza. Guardiamo con orgoglio i prossimi mesi di governo; il prossimo appuntamento regionale sarà il 2 e 3 aprile in Friuli e a maggio ci saranno amministrative in tanti comuni importanti. Se il clima è quello che abbiamo respirato ieri e oggi come Lega e centrodestra sarà una primavera interessante».

 

Poi ha parlato del «grande lavoro di squadra fatto dai ministri della Lega» e ha rimarcato come «in molte province lombarde noi e la civica di Fontana siamo il primo partito. E in generale ci sono territori dove abbiamo raddoppiato i voti rispetto alle Politiche» e che nel Lazio «ci sono province interessanti come Latina e Frosinone, dove il nostro risultato è stato tanta roba». Chiusura su governo: «Ho sentito Giorgia e Silvio, sono contenti» e astensionismo: «La politica torni a parlare dei problemi veri della gente, non delle beghe tra noi».

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