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FdI, Marco Lisei racconta l'aggressione rossa: "Sputi, calci, pugni in faccia"

di Hoara Borselli domenica 5 marzo 2023

4' di lettura

All’indomani della manifestazione di Firenze indetta dal Pd, abbiamo raggiunto telefonicamente Marco Lisei, classe ’77, senatore di FdI. Capogruppo in Prima Commissione, vanta una lunga militanza di destra a Bologna, insieme al viceministro delle Infrastrutture, Galeazzo Bignami. Ed entrambi hanno subito aggressioni dai collettivi di sinistra. 

Senatore, ieri a Firenze la neo segretaria Pd Elly Schlein, si è presentata al fianco di Conte per dire “No al fascismo”.
«Io sono molto contento che ci sia stata quella manifestazione “farsa” a Firenze».

Addirittura contento?
«Certo, perché fissa in maniera cristallina quella che è la priorità dell’opposizione, del Pd e del M5s: un pericolo inesistente di un fascismo dilagante. I cittadini italiani oggi ne sono ancora più consapevoli».

La rissa di Firenze è diventato un caso nazionale.
«La stessa sinistra che ieri è scesa in piazza è però la stessa che ha taciuto sul caso di Bologna dove risultano indagati otto ragazzi dei collettivi di sinistra per aver brutalmente aggredito quelli di destra. La follia è che per l’episodio di Firenze si è gridato allo squadrismo di destra, quando il vero squadrismo è quello che si è verificato a Bologna di stampo “sinistro”».

Lei era presente, ci può raccontare che cosa è accaduto?
«Lo scorso 19 maggio alcuni ragazzi di Azione Universitaria si erano recati alla facoltà di lettere in via Zamboni per verificare l’esito degli scrutini elettorali. Visti gli ottimi risultati decisero di andare a festeggiare e chiamarono il sottoscritto e Galeazzo Bignami per andare a bere una birra insieme».

Poi cosa accadde?
«Usciti dalla facoltà, questi studenti vennero circondati da venti, trenta ragazzi dei collettivi di sinistra che hanno iniziato a prenderli a calci e pugni, pestati di botte. Una spedizione punitiva, vero squadrismo. Non una rissa come quella di Firenze, sicuramente da condannare, nata dopo una lite verbale senza premeditazione».

Lei e Bignami vi siete trovati coinvolti?
«Siamo arrivati dopo circa dieci minuti. Abbiamo visto i ragazzi a terra e abbiamo cercato di aiutarli. Abbiamo chiamato l’ambulanza, i carabinieri e personalmente ne abbiamo accompagnati al Pronto Soccorso alcuni che erano stati colpiti con pugni in faccia».

Avete denunciato l’accaduto?
«Subito. La cosa che deve far riflettere è che nessuno ne ha parlato. Su questo episodio è calato il silenzio perché a terra c’erano ragazzi di destra, sui fatti di Firenze si sono mobilitati la politica e i media nazionali».

Un doppiopesismo che non è una novità purtroppo.
«È da sempre così. Non fa comodo parlarne. Ha presente la frase “ammazzare un fascista non è reato”?».
Per loro funziona così.

Sono frequenti le aggressioni a Bologna?
«Questi fatti avvengono regolarmente da venti, trent’anni. Le aggressioni fisiche e verbali ai banchetti di qualsiasi partito di destra o centrodestra a Bologna sono un fenomeno normale. E per normale intendo che accadono con una tale frequenza da essere obbligati ad avere la polizia di fianco perché c’è il costante rischio di essere aggrediti. Ci insultano, ci sputano, ribaltano tavoli, strappano locandine».

Lei è mai stato aggredito?
«Sì, già tre volte mentre facevo banchetti. È tutto documentato da video che si possono trovare in rete. Sono stato strattonato, insultato, circondato. Ho sventato un pugno in faccia e ripetuti calci solo perché ho la fortuna, se così vogliamo chiamarla, di sapermi difendere avendo vinto due titoli italiani di thai boxe».

È stato anche bersaglio dei centri sociali...
«Io e Bignami abbiamo avuto i centri sociali sotto lo studio che hanno affisso i cartelli con la scritta “Qui lavorano i fascisti”. Sono quelli, per intenderci, che appendono il fantoccio di Giorgia Meloni a testa in giù». 

Elly Schlein si sta dimostrando molto solidale e vicina a questi gruppi. 
«Ha scelto la manifestazione di Firenze per fare la sua prima apparizione pubblica da neo eletta come segretaria del Partito Democratico. Consideri che nell’amministrazione di Bologna il sindaco Lepore, in consiglio comunale, è sostenuto da persone appartenenti a quei centri sociali. Facevano parte di una lista di estrema sinistra chiamata Coalizione Civica. Uno di questi militanti è stato anche eletto, si tratta di Detjon Begaj, un attivista del collettivo Làbas, che era lo stesso collettivo che occupò la caserma Masini a Bologna. Queste persone , compresa la vicesindaco, Emily Clancy , hanno fatto la lista alle regionali con la Schlein. La sigla era “Emilia Coraggiosa” che conteneva anche Coalizione Civica». 

Questo per dire cosa?
«Che nessuna di queste persone, che ieri hanno sfilato a Firenze, ha mai espresso una sola volta solidarietà o rivolto un solo gesto di condanna rispetto a tutte le aggressioni che abbiamo subito noi. Nemmeno quando hanno pestato a sangue quei ragazzi fuori dall’Università. Capisce l’ipocrisia?».

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