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Berlusconi, la balla della Stampa. E Zangrillo si infuria

Massimo Giannini

Claudia Osmetti
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La polemica la innesta un articolo de La Stampa che in realtà è un’intervista rilasciata al quotidiano piemontese da Livio Pagano, il direttore dell’Unità operativa complessa di Ematologia geriatrica al policlinico Gemelli di Roma. Titolo, virgolettato: «Con questa leucemia non si fa più politica, le cure possono causare infarti e anemia». La vicenda è ancora quella di Silvio Berlusconi, ricoverato all’ospedale San Raffaele per una rara leucemia e le complicanze di una polmonite. Pagano, in serata, smentisce: «Non ho mai detto che non potrà più rientrare in politica e mi dispiace che si vogliano interpretare le mie parole sul piano politico, perché io proprio di politica non mi interesso. Il mio era un commento scientifico a titolo personale».
Ma tanto basta.

Basta al medico personale del Cav, Alberto Zangrillo, il primario di Anestesia e rianimazione nello stesso nosocomio milanese, che sbotta: «Quello che si legge sono delle cose assolutamente fantasiose, che non corrispondono ad alcun criterio obiettivo a cui i medici seri si riferiscono, cioè soprattutto una conoscenza obiettiva del quadro clinico». Traduzione (semmai ce ne fosse bisogno): parli solo chi sa, altrimenti è un coro senza senso. Un coro, tra l’altro, anche abbastanza sguaiato e che rischia di essere controproducente. Berlusconi «anche davanti a una patologie grave, a una situazione veramente difficile, sta rispondendo alle terapie», aggiunge Zangrillo: e l’importante è questo. È un vecchio leone che lotta con tutte le sue forze, il leader di Forza Italia: lo sappiamo bene. Si dice «sereno», incontra i figli, incontra i fedelissimi (come Fedele Confalonieri, come Gianni Letta: «L’ho trovato meglio di quanto pensassi»), pare chieda già di andare a casa (perché è anche uno che di stare fermo, mai: ce l’ha insegnato lui stesso) e sostiene «di sentirsi bene», parola dell’azzurro Antonio Tajani.

 


E GRANDE AMICO
Però, ecco, se c’è qualcuno che può spiegare la sua situazione clinica è Zangrillo e solo Zangrillo. «Stiamo facendo del nostro meglio», continua il professore del San Raffaele, «è anche un grande amico e c’è un coinvolgimento personale. Abbiamo una strategia terapeutica molto precisa per cui tutte quelle che sono le fughe in avanti o indietro, il pessimismo o l’ottimismo non rispondono ai criteri a cui un medico è chiamato». In cura c’è un paziente di 86 anni, con i precedenti sanitari che tutti ricordiamo (dai problemi al cuore al Covid del 2020): «Ne conseguono delle terapie mirate, che seguono le linee guida. L’infezione polmonare è la complicanza di un quadro clinico patologico di altra natura che stiamo trattando nel modo migliore, cercando di non lasciare nulla al caso». Fine della discussione. Così come lasciano il tempo che trovano le insinuazioni di possibili cambi di equilibrio dentro Forza Italia, le supposizioni congresso sì congresso no o le previsioni, più o meno accurate, su quanto Berlusconi ci metterà a ritornare in pista. «Le tempistiche chiedetele agli altri», suggerisce Zangrillo. Al San Raffaele ci sono la figlia Marina col fratello Piersilvio, passano qualche ora col padre e se ne vanno: cosa che succede in qualsiasi famiglia, quando si ha un parente stretto in terapia intensiva da cinque giorni. «Sta meglio, grazie», sono le uniche parole che rilascia ai cronisti Luigi Berlusconi. E ci basta questo. «Io provo un senso di umana pietas per i protagonisti dell’articolo uscito», chiosa Zangrillo riferendosi a La Stampa, «e che pensano di contravvenire a quella che è la regola aurea della medicina: parlare quando si hanno tutte le informazioni». 

 

 

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