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Calo demografico, ecco cosa pensano gli italiani: un messaggio al governo

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Arnaldo Ferrari Nasi
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Della natalità sappiamo che il tasso medio in Unione Europea è di 1,53 figli per donna, quando il valore di 2,1 è quello minimo al mantenimento della popolazione. Sappiamo che in Ue siamo i terzultimi, dopo Malta e Spagna, con 1,24 ed il primo figlio generato a 31 anni e due mesi, contro i 29 anni e 5 mesi della media. Sappiamo anche, però, che in Francia il tasso è di 1,86 ed è costante, non in decrescita come da noi, almeno dagli ultimi dieci anni. Ancora, sappiamo che il tasso dell’Africa sub-sahariana è di 4,62, quasi il quadruplo di quello italiano; in Pakistan di 3,55; in Egitto 3 e via dicendo.

In sintesi sappiamo tre cose: in Europa facciamo sempre meno figli; c’è chi sta rimediando; i paesi da cui riceviamo i flussi migratori più consistenti hanno un tasso di crescita demografica per lo meno tre volte il nostro. Sono informazioni semplici, dirette, che infatti fanno ritenere a più della metà dgli italiani – il 54%, dato rilevato da mille interviste ad un campione rappresentativo della popolazione adulta – come questo sia un problema urgente, di cui il governo si debba occupare al più presto. A costoro si può aggiungere anche quel 29% che ritiene il problema importante, ma non prioritario, visto che altre pressanti urgenze da affrontare, in Italia non mancano. Sommando le due cifre, si ottiene l’83%, quasi un plebiscito. Rimane quel 12% che non ritiene il fatto così rimarchevole; si tratta di persone di età matura, con un livello di istruzione minimo, che si definiscono poco religiosi.

Rispetto alle soluzioni proposte dai partiti, ce ne sono due. La prima, della sinistra, si può riassumere nel voler facilitare la «concessione della cittadinanza ai nuovi nati in Italia, figli di genitori stranieri immigrati», se non addirittura aumentare i flussi. La seconda, quella della destra, suggerisce invece di «fare nuove leggi per aiutare le famiglie e le donne, come aumentare il numero degli asili nido, facilitazioni per il lavoro». Posta la domanda al campione di intervistati, abbiamo rilevato che solo il 21% è per la prima opzione, mentre il 67% è per la seconda, ovvero, aumentare il welfare di donne e famiglie.

È la soluzione che ha adottato la Francia almeno da 25 anni, e che sta portando risultati. Da notare, che questo 21%, che nei partiti di sinistra varia tra il 17% (M5S e Si-Verdi) ed il 35% (Pd) ci racconta che su questo tema, in quell’area politica esiste un fortissimo scollamento base-dirigenza.

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