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Elly Schlein spacca il Pd e ora trema: chi le dichiara guerra

 Elly Schlein

Elisa Calessi
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Assente, relegata a qualche mugugno, a riflessioni private o a qualche accenno dentro interviste incentrate su altro (vedi Graziano Delrio). Ieri, invece, per la prima volta, la questione dei cattolici del Pd, se la loro presenza ci sia ancora e abbia spazio, si è fatta sentire. A far saltare il coperchio, forse, sono state le parole pronunciate mercoledì da Elly Schlein sulla maternità surrogata, di cui si è detta a favore. O, forse, la chiusura della composizione degli assetti interni, nella quale i cattolici sono pressoché assenti. O entrambe.

 

 

 

Fatto sta che la prima a porre il tema, nella prima direzione convocata da Schlein, è stata Silvia Costa, ex europarlamentare. Ha cominciato criticando la scelta della segretaria di fare una conferenza stampa prima della direzione. Poi ha attaccato sui contenuti: «Su alcuni temi, penso alla gestazione per altri e al termovalorizzatore, mi ha un po’ preoccupata che tu abbia espresso delle idee specifiche. Hai detto che faremo una discussione, la sollecito». Perché, per l’ex europarlamentare, «alcune uscite personali su temi poco si conciliano con spirito di pluralismo e unità». Il riferimento è al passaggio in cui Schlein ha confermato di essere a favore della maternità surrogata, pur specificando che la sua regolazione non era nella mozione congressuale e non è nella proposta di legge del Pd sul matrimonio egualitario e le adozioni. Costa ha anche criticato la composizione degli organismi interni del Pd: «In segreteria c’è stato poco riconoscimento alla cultura cattolico democratica. Sono cose che attengono al tema del pluralismo. C'è bisogno di maggiore ascolto, confido ci sarà».

Un malumore confermato da Paola De Micheli: «Senza i cattolici», ha scandito, «il Pd non è più il Pd». L’ex ministra ha riconosciuto la «speranza generata dal congresso», ma ha chiesto alla segreteria che quella «speranza» porti a «conseguenze visibili». La prima deve essere il cambiamento del partito: «Facciamo ora la fase costituente per definire la moderna identità del Pd, non con la vecchia modalità. Un vero percorso costituente serve per unire e semplificare il processo e identificare l’organizzazione nuova come strumento». La deputata dem, dando ragione a quanto aveva osservato criticamente Gianni Cuperlo, ha aggiunto che, è vero, «la segreteria è maggioritaria e non unitaria». Ma «poco male, a me interessa il pluralismo sostanziale». Un pluralismo che al momento non è rispettato in tutte le sue parti. «L’ho detto in assemblea in ogni luogo, senza i cattolici il Pd non è più il Pd. Ci vuole uno sforzo vero».

 

 

 

Sul tema della maternità surrogata, poi, sono intervenute le cento femministe, già firmatarie di una lettera a Schlein, in cui le chiedevano di rivedere la sua posizione, pronte «ad incontrare la segretaria e a partecipare al confronto sul fenomeno della surrogazione di maternità». Ma che il tema divida il Pd lo ha confermato Laura Boldrini: «La Gpa è una delle cose più delicate e non si può liquidare con sì o con un no. Noi dobbiamo prendere una posizione che riconosca l’esigenza delle persone». Sul Domani, invece, è stata pubblicata una lettera firmata da un gruppo di giovani cattolici che dichiarano di sentirsi «a casa» nel Pd guidato da Schlein e di non essere in nessun modo preoccupati dalle posizioni della nuova leader. «Non ci sentiamo chiamati a rappresentare un’ala moderata né una riserva indiana, ma a stimolare la politica, con lo stile del lievito, a un’ulteriore radicalità evangelica, sulla scia dell’insegnamento sociale della chiesa espresso da Papa Francesco».

 

 

 

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