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Forza Italia, l'analista Tiberio Brunetti: "Ecco il suo vero futuro"

Dino Bondavalli
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Forza Italia è credibile e competitiva. La sua classe dirigente, guidata con autorevolezza da Antonio Tajani, al sentimento popolare per la scomparsa di Berlusconi deve agganciare l’identità valoriale berlusconiana, di cui è depositaria, e battaglie forti. Bisogna reggere 10 mesi fino alle Europee, che rappresentano l’esame di maturità del partito: il 29 settembre, ricorrenza della nascita di Berlusconi, il 26 gennaio e 27 marzo, rispettivamente trentennale della sua discesa in campo e della prima vittoria elettorale, possono rappresentare ottimi ganci per eventi che stimolino l’elettorato”.


Così Tiberio Brunetti, fondatore di Spin Factor, società specializzata nella consulenza strategica politica e istituzionale del gruppo Vis Factor. Una realtà che vanta il 91% di vittorie in oltre 100 campagne seguite, e che ha curato l’ultima campagna elettorale di Fi con Berlusconi, per le Politiche del 2022, e la prima senza il leader storico, per le Regionali in Molise. «Nessuno meglio di Tajani può guidare Forza Italia», spiega Brunetti a Libero. «È in sintonia con l’identità e la storia del partito, è un leader moderato nei valori e nei toni. Il linguaggio mai sopra le righe ha portato al grande recupero di Fi alle Politiche. C’è una classe dirigente omogenea: da Gasparri a Barelli, passando per i ministri e i rappresentanti di governo.

 


Occorre rivolgersi in maniera credibile all’elettorato di riferimento e a quello potenziale, che in questo momento è molto più ampio di quanto si creda: abbiamo analizzato con Human, la nostra piattaforma di social listening, le conversazioni social nelle 24 ore successive la scomparsa del Cavaliere e abbiamo registrato che quasi 8 italiani su 10 esprimevano un sentimento di tristezza. Questo moto di commozione porta con sé una memoria emotiva e un’apertura di credito che Forza Italia deve mantenere viva. In quanto al fatto che oggi la leader del centrodestra è Giorgia Meloni, «l’orizzonte sembra sereno almeno fino alle Europee», prosegue l’analista, «Meloni non sta sbagliando un colpo, sia per merito suo, sia perché non ha alleati turbolenti come lo erano stati in passato Bossi, Fini e Casini per Berlusconi, sia per la disgregazione dell’opposizione, che al momento non appare credibile».
Brunetti è reduce dal successo delle Regionali in Molise.

 

 

Cosa insegna questa vittoria? «Il Molise rappresenta una sorta di laboratorio politico. Nel 2018 la vittoria fu sorprendente: recuperammo 24 punti. Quest’anno, invece, la situazione era già molto delineata e il sentimento che c’è stato dopo la scomparsa di Berlusconi ha fatto sì che si trattasse quasi di una formalità. Dal punto di vista della coalizione è stata però la prima volta in cui Italia Viva e Azione hanno sostenuto un candidato di centrodestra, Francesco Roberti: potrebbe essere un caso di scuola. Per quanto oggi a livello nazionale un’alleanza di questo tipo sia difficile da immaginare, va registrato che per la prima volta a un’elezione regionale si presentava unita quella che Tatarella definiva “area vasta” dal centro alla destra.

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