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Annalisa Chirico, orrore Caivano: protestano per l'Rdc, non per le bambine

Annalisa Chirico
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 Il Parco verde di Caivano e la centralissima piazza del Plebiscito distano poco più di venti chilometri, una mezz’oretta d’auto. Caivano è Napoli, comune della periferia nord della città metropolitana. Eppure nei giorni in cui l’Italia scopre sgomenta l’ennesima storia di violenze sessuali in quell’inferno in terra che è Caivano, a Napoli scendono in piazza contro l’sms che comunica la sospensione del reddito di cittadinanza. Tafferugli, scontri con la polizia, un gran subbuglio per protestare contro la scandalosa negazione di un diritto insopprimibile: vivere sulle spalle altrui. È un contrasto fortissimo. Mentre il presidente della Campania Vincenzo De Luca invoca lo «stato d’assedio a Caivano» con l’invio di «reparti militari che per un anno tolgano ai delinquenti l’aria che respirano», a Napoli città tiene banco la protesta dei cosiddetti «ex percettori» che il sussidio vogliono continuare a incassarlo, al punto di bloccare le strade.

 

 

 

A Caivano invece non si vede anima viva, la gente se ne sta serrata in casa perché i boss hanno ordinato che non si deve parlare. A Napoli i manifestanti riescono a occupare una rampa d’accesso all’autostrada, la polizia interviene, i cartelli riportano scritte inequivocabili: «Il reddito va esteso. Ribelliamoci». Il senso di ribellione è tutto rivolto contro il governo reo di aver fissato un principio semplice: se sei in grado di lavorare, basta sussidio. Tanto più in una regione dove la Guardia di finanza ha scovato innumerevoli truffe, con spacciatori e usurai in cima alla lista dei beneficiari. Ma questa è Napoli, poi c’è Caivano, l’altrove. Qui nel 2014 la piccola Fortuna fu scaraventata giù dal sesto piano dopo essersi ribellata agli abusi perpetrati da un adulto, condannato all’ergastolo. Oggi ci risiamo: le due vittime di dieci e dodici anni sono state abusate per mesi nel silenzio di tanti che al Parco verde sapevano ma non parlavano. Per loro non si invocano ribellioni in piazza, del degrado delle famiglie non si parla, di Caivano si occupa Caivano, arriva anche il presidente del Consiglio Meloni ma è questione che riguarda, appunto, Caivano. Quel posto dove lo Stato non c’è e la mafia comanda.

 

 

 


ALTRE PRIORITÀ

A Napoli le priorità sono diverse: pensate che nella sola provincia ci sono più beneficiari del reddito di cittadinanza che in Lombardia, Piemonte e Veneto messi insieme. Le nuove regole che sospendono il sussidio per gli abili al lavoro sono un colpo letale per chi ambisce non già a trovare un’occupazione, qualunque essa sia, ma a farsi mantenere dalla collettività (anche grazie alle tasse versate da chi si sveglia all’alba per guadagnare poche centinaia di euro al mese). E a Caivano che cosa succede? Caivano è l’altrove. Come se l’orrore facesse un po’ meno orrore, come se di fronte alla cascata di storie infami che provengono da quel posto infernale l’indignazione cedesse il passo alla rassegnazione. 

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