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Matteo Salvini, capo della Stasi: l'ultima figuraccia della sinistra

Massimo Costa
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Chissà cosa avrebbe pensato Gerd Wiesler, l’agente “HGW XX/7” protagonista del film premio Oscar Le vite degli altri, davanti ai tweet di ieri dei giornalisti militanti di sinistra. Annalisa Cuzzocrea, firma in uscita della Stampa e di ritorno a Repubblica, ieri ha paragonato su Twitter Matteo Salvini alla Stasi, la terribile polizia della Germania Est. «Il dossieraggio della giudice #Apostolico è più grave per la democrazia di qualsiasi partecipazione a qualsiasi manifestazione. Lede la libertà e l’indipendenza dei magistrati. È roba da Stato di polizia». Il paragone tra Salvini e la Stasi traspariva più o meno velatamente anche in molte dichiarazioni di politici dell’opposizione.

Poco prima la stessa Kuzzo, indignata perché la Lega aveva denunciato la presenza della toga alla manifestazione anti-Salvini di Catania, era stata netta: «Poi cosa, la macchinetta della Stasi che va a prenderla per portarla in prigione?». A seguire l’hashtag «#levitedeglialtri». Un Salvini spione con cuffia e divisa grigia, insomma.

 

 

Lui, il mitico Gerd Wiesler, sarebbe il primo a farsi una risata: innanzitutto perché la Stasi piazzava microspie in tutte le case, sotto i pavimenti e dietro i muri minacciando di morte chiunque si imbatteva nell’operazione di installazione (scena cult). E gli obiettivi sospettati di antipatia con il regime - nel film ambientato nel 1984 era lo scrittore teatrale Dreyman, nella realtà migliaia di persone - venivano “monitorati” 24 ore al giorno. Qui la giudice Apostolico ha fatto tutto da sola: prima è andata in piazza alla manifestazione contro Salvini, poi ha messo like sui social al vaffa al leader leghista. Direbbe Totò: «Quale Stasi, ci faccia il piacere...». Ci viene anche in mente il celebre titolo satirico del Male: «Tognazzi capo delle Br».

 

 

Peraltro l’agente Wiesler, esperto di interrogatori e tecniche di manipolazione, sarebbe indignato perché la campagna della gauche che ieri ha paragonato Lega e Stasi non cita mai la parolina magica: comunismo. La Ddr si reggeva sulla delazione di massa e sul terrore. Nel caso Apostolico, cari compagni, c’è solo una giudice ultrà. 

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