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Maurizio Landini, la stoccata di Senaldi: meglio la rivolta del lavoro

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Nessuno ascolta più Maurizio Landini. Le manifestazioni di oggi della Cgil portano a un nulla di fatto: una volta, fa notare Pietro Senaldi, il sindacato rosso fermava la riforma delle pensioni facendo cadere governi e portava un milione di persone in piazza impedendo l’abolizione dell’articolo 18. Anche senza l'insurrezione. E allora, viene da domandarsi, a cosa serve davvero tutto questo?

Il sospetto di chi lo conosce bene è che tutti gli sforzi di Landini siano volti all’obiettivo di contare senza farsi contare. Tradotto, punta alla leadership della sinistra. E, nel caso in cui dovesse andare male, ecco l'opzione "B". Ossia un ruolo da riserva casomai la leader del Pd Elly Schlein fallisse l’appuntamento delle Europee e Conte scivolasse giù nel gradimento.

 

 

Non è infatti escluso che sia necessario pescare un segretario di sinistra, ben lontano dai partiti, con il compito di guidare una laica, ma anche un po’ santa, alleanza contro le destre in nome della Costituzione, dell’ambiente, della scuola, dei diritti, della sanità e... certo, anche del lavoro. Ecco allora che nell'idea di Landini c'è la morte del sindacato. Morte che passa per la rinuncia al ruolo del lavoro come leva per la crescita sociale.



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