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Senato, il cattivo esempio su Israele: si parla di guerra, l'aula è deserta

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Elisa Calessi
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Come gli immaginari lettori a cui Alessandro Manzoni, per vezzo retorico, si rivolgeva: venticinque. Solo che quelli del celebre scrittore erano, nella realtà, decisamente molti di più. Mentre nell’aula del Senato, all’inizio dell’atteso question time che vede interpellati il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il collega Giuseppe Valditara, responsabile dell’Istruzione, e su questioncine non da poco – rischio di terrorismo nel nostro Paese, video del giudice di Catania, fatti di Torino, micro-criminalità in aumento, stazioni insicure, programmi scolastici, fondi alle scuole alluvionate – sono davvero venticinque.

Venticinque senatori in tutto. Così distribuiti: otto nei banchi del centrosinistra, tre in quelli della Lega, due nello spicchio del Terzo Polo, cinque tra i Cinque Stelle, sette tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Non fanno meno tristezza i banchi del governo, dove un solerte Piantedosi, che diligentemente ascolta, prende appunti, si leva e mette gli occhiali, declamando con la doverosa solennità le risposte, è da solo. Fatta eccezione per il collega Valditara che è seduto alla sua destra, un posto più in là, nell’ultima sedia dello spicchio riservato al governo.

 

 

 

I NOMI

Comincia Julia Unterberger, Svp, ponendo al responsabile del Viminale il problema della microcriminalità che sta imperversando, accusa, persino a Bolzano e Merano. Piantedosi si infila gli occhiali e snocciola una serie di dati. Intanto il senatore Claudio Lotito chiacchiera con un altro che è salito a salutarlo. Nei banchi della sinistra arrivano Andrea Martella e Marco Meloni (c’erano già Walter Verini, Simona Malpezzi, Anna Rossomando). In zona Terzo Polo presidiano il territorio Raffaella Paita (coordinatrice di Italia Viva) e Dafne Musolino (recente acquisto di Matteo Renzi, che l’ha strappata a Cateno De Luca).

Tocca a Ilaria Cucchi interrogare il responsabile del Viminale sui fatti accaduti a Torino il 3 ottobre scorso, quando, in occasione dell’arrivo della premier Meloni al Festival delle Regioni, la polizia ha caricato il corteo di studenti. Piantedosi, con immutato rigore, insensibile allo sconsolante numero dei presenti, risponde che «nonostante le reiterate e violente provocazioni di alcuni noti agitatori», la polizia ha cercato il «dialogo».

Qualche senatore si aggiunge, qualcun altro se ne va. Si arriva, al clou della seduta, a contarne 36, undici in più dei lettori di Manzoni. La parola passa a Musolino che affronta il tema dell’insicurezza nelle stazioni ferroviarie. Anche qui Piantedosi snocciala, davanti all’emiciclo vuoto, i suoi dati: 677 interventi, 41.500 agenti impegnati, oltre 384mila persone controllate. Paita, nella replica, obietta che questo «miglioramento» non lo vede. E porta ad esempio, uno per colpirne cento, Roma.

Arriviamo al piatto forte. Stefania Pucciarelli, Lega, interroga il ministro sulle iniziative adottate dopo gli eventi in Medio Oriente, a proposito delle misure per contrastare il terrorismo. Piantedosi inforca gli occhiali, si alza. Si vede che non vedeva l’ora di arrivare a questo punto. Sì, dopo l’aggressione di Hamas è stato «immediatamente disposto un rafforzamento di tutti i dispositivi di controllo», spiega. Non solo sugli obiettivi sensibili, ma sui «flussi migratori», sui migranti clandestini tra cui potrebbero infiltrarsi terroristi. Il che dovrebbe far tremare le vene ai polsi e provocare un dibattito. Ma siamo sempre a quota 30-35 presenti. E si passa ad altro.

 

 

 

I RITI DELLA DEMOCRAZIA

Il Pd lo interroga sul video riguardante il giudice Apostolico. Chi lo ha fatto, come è stato conservato, chi e perché lo ha diffuso? In realtà la risposta è già nota mala democrazia vuole i suoi riti. E allora ecco che il ministro ri-spiega che il video incriminato non proviene dalla questura di Catania. Walter Verini replica che non è una risposta e accusa la maggioranza di un modus operandi che, dice, ha un solo nome: «Squadrismo!». Segue un coretto di «Eh, uh...» da parte dei sette senatori di maggioranza, contrastati dagli applausi degli otto colleghi dell’opposizione. Conclusa la scena, Piantedosi, se ne va. Resta da solo il ministro Valditara a duettare con la senatrice Lavinia Mennuni, che gli ricorda come, oggi, cada l’anniversario della scoperta dell’America. Peccato gli alunni delle scuole elementari, osserva, non lo sappiano. Valditara annuisce. Nell’Aula deserta. 

 

 

 

 

 

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