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Scherzo russo, Giorgia Meloni: "Quando ho avuto un dubbio"

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Giorgia Meloni non si sottrae alle domande sullo scherzo messo in atto da due comici russi. Ormai sulla bocca di tutti, in conferenza stampa la premier viene incalzata sulla telefonata del duo Vovan & Lexus. Qui uno dei due si è spacciato come presidente dell’Unione africana. Una trappola mal riuscita visto che Meloni ne guadagna in coerenza: quello che dice in privato è lo stesso che riferisce in pubblico. Eppure qualcuno la colpa di aver agito senza ragionarci troppo ce l'ha. "Questa situazione - ammette lei stessa - è stata gestita con una leggerezza che ha esposto la nazione". 

Qualche dubbio lo aveva espresso fin dall'inizio, senza ottenere riscontri: "Segnalai che qualcosa non funzionava ma non sono state fatte bene le verifiche. A me non è tornato un alert sul fatto che la telefonata potesse essere finta. E questo non mi ha consentito di muovermi: ho dato per scontato che le cose fossero corrette". In particolare, a non tornarle, quando "verso la fine di questa telefonata ho avuto un dubbio particolarmente sul passaggio sul nazionalismo ucraino, perché chi conosce il dibattito su questa materia sa che il tema del nazionalismo ucraino è un tema che pone la propaganda russa".

 

 

La superficialità viene dunque imputata all'ufficio diplomatico che non ha proceduto "alle verifiche in maniera seria e questa è la ragione per la quale questa mattina il mio consigliere diplomatico ha rassegnato le sue dimissioni". L'ambasciatore Francesco Talò ha infatti lasciato il suo incarico. A lui vanno i ringraziamenti del presidente del Consiglio: "Il suo è un gesto di grande responsabilità, un gesto che racconta di una persona a servizio delle istituzioni da qualche decennio. Mi spiace che in questo inciampo si possa mettere in discussione il lavoro fatto, ma vedete più fai più rischi. Siamo - conclude - tutti dispiaciuti, Talò se ne è assunto la responsabilità. Ringrazio lui e l'ufficio diplomatico. Dopodiché, nello specifico, se una telefonata viene passata da Palazzo Chigi è data per buona". 

 

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