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Carne sintetica, il "no" al commercio per difendere la cultura e l'economia italiana

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Pietro Senaldi
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Un errore, quelli di Coldiretti, lo hanno fatto, e conviene dirlo subito perché è il solo: cadere nella provocazione, farsi prendere dalla rabbia, per quanto indotta. Durante la manifestazione davanti a Montecitorio in favore dell’approvazione del provvedimento che vieta la sperimentazione e la commercializzazione della carne sintetica, il presidente Ettore Prandini a un certo momento si stacca e, al grido «delinquenti», punta minaccioso il piccolo drappello di esponenti di +Europa che viceversa sono contrari alla norma e reggono un cartello che è un insulto a chi lavora alzandosi alle 4 del mattino: «Coltivate ignoranza». Devono intervenire gli agenti di polizia perché non si passi alle vie di fatto. Farsi prendere dal nervoso annebbia; può portare a scatti poco urbani e addirittura a prendere sul serio una coppia improbabile come i parlamentari Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova. Meglio li ha capiti il coltivatore a fianco di Prandini, che si è limitato allo sfottò: «Non vi vota neppure vostra moglie».

Ora che è stato esaurito il cosiddetto “colore”, sul quale è prevedibile che qualcheduno monterà chilogrammi di panna montata, concentriamoci sul contenuto. La scienza sta studiando la carne sintetica: riprodurre dalle cellule di animali infinite tonnellate di proteine da servire in tavola come filetti prelibati; ignoto è al momento sapere che gusto, proprietà nutritiva e consistenza avranno. L’Unione Europea è entusiasta dell’idea quanto il governo italiano è contrario a essa. Il provvedimento quindi ha altissime probabilità di andare contro le disposizioni comunitarie e di essere disapprovato da Bruxelles. Ciononostante il governo, con il sostegno di oltre due milioni di agricoltori, va avanti. I sostenitori della carne sintetica sostengono che essa potrebbe risolvere il problema della fame nel mondo. Tesi suggestiva, e forse vera, anche se attualmente nel globo non manca tanto il cibo quanto la capacità di alcuni di procurarsi il denaro per alimentarsi. È anche vero, come sostengono gli animalisti, che le proteine artificiali salverebbero dal macello milioni di animali, che però con la carne artificiale in commercio non vedrebbero mai la luce.

 



SALVARE IL MADE IN ITALY
È altrove però che risiedono le ragioni del provvedimento di divieto. Questo governo ha puntato fin dal primo momento sul made in Italy, aggiungendo la dizione Sovranità Alimentare al ministero dell’Agricoltura. È una scelta politica di difesa dell’enogastronomia italiana come asset fondamentale del Paese, volano turistico ed economico. Il cibo è un biglietto da visita, un’attrattiva non replicabile dell’Italia nel mondo. Essere l’unica nazione in Europa che non commercializza la carne sintetica non ci discrimina ma ci distingue, non ci isola ma ci rende unici, non respinge ma attrae.

Il made in Italy e la bellezza artistica e naturale italiana sono il nostro punto di forza perché non hanno nulla dell’industrializzazione in serie, perché non sono copiabili e sono il simbolo e la sostanza di una tradizione culturale e pratica impareggiabili. Abbiamo l’arte del creare e del conservare. Ma la conservazione non è cosa da museo, è ripetere tutti i giorni i gesti della tradizione. Il cibo è uno di quei settori nei quali siamo maestri. La barriera alla carne sintetica non è una trincea oscurantista per frenare la scienza ma è una scelta identitaria per andare avanti seguendo un percorso di successo. È un modo di difendere la buona tavola e, con essa, l’economia, il turismo e la cultura del nostro Paese. Non siamo contrari a chi vuole nutrirsi sinteticamente, il che significa chimicamente. Ma chi vuol farlo non ha bisogno di replicare la carne: ci sono già in commercio pastiglie, anabolizzanti e boccettine di ogni genere per la bisogna, senza necessità di confondere il quarto di bue con il cosciotto da laboratorio. E poi, riconosciamolo, chiamare carne, per quanto sintetica, quel che carne non è, è una truffa, una contraffazione come quella del Parmesan finto Parmigiano. E giustamente il governo la combatte, a tutela di produttori e consumatori. Questo lo sapevano bene anche dalle parti della sinistra, se è vero che più di un governatore progressista aveva firmato il documento di Coldiretti contro la carne sintetica e che contro di essa avevano votato i consigli regionali di Campania, Emilia-Romagna e Toscana. Poi la Meloni ha vinto le elezioni e per i politici dem la trattoria di Bruxelles è diventata più buona di quella sotto casa.

 

 

 

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