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Milano, la frase choc in piazza: "Ostaggi riposati", scoppia la bufera

Enrico Paoli
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Fino a Bella ciao (motivetto adatto, ormai, per tutte le stagioni) ci arriviamo pure. Ma quando la colonna sonora del presidio pro Palestina, organizzato dai palestinesi di Milano e supportato dai duri e puri del collettivo di estrema sinistra “Cambiare rotta”, manda in onda le canzoni arabe, la piazza antistante il Castello Sforzesco diventa la medina del capoluogo lombardo. Anzi, un vero e proprio suk palestinese, con gli attivisti pronti a spacciare gli slogan d’ordinanza («Palestina libera») e quelli da combattimento (i rapiti israeliani vengono definiti «prigionieri di guerra» e gli israeliani da «rinchiudere in manicomio»), volendo incitare, ed eccitare, la folla.

Ma tutti questi slogan, queste urla da battaglia, sono legati da un comune denominatore: pieno sostegno alla «resistenza di Gaza» e a quella «dei palestinesi attaccati da Israele». Quindi ad Hamas, ovvero i terroristi palestinesi, che nessuno nomina, ma tutti esaltano. Del resto, chi parla dal palco, è convinto che anche «i giornalisti hanno le mani sporche di sangue, non parlate con loro». E così, in questa medina di Milano, in questo suk colmo di slogan violenti e aggressivi, la presunta ala moderata cala la maschera. «Israele ha paura dei giovani palestinesi, gli israeliani rapiti sono solo degli anziani, hanno svuotato una casa di riposo, dura tenere in vita un 90enne», urla dal palco un’attivista, con il volto coperto dalla kefiah, senza la benché minima vergogna. Tutto così, tutto senza più filtri. «Gli israeliani sono malati, dovrebbero essere tutti in manicomio. Israele è malato, hanno problemi seri». L’organizzazione terroristica, dunque, non è solo il convitato di pietra, è il fantasma che aleggia su tutto.

 

 

 

Perché a fare la guerra agli israeliani è Hamas, e se i palestinesi di Milano sostengono la resistenza di Gaza, il link è automatico. Non a caso nel mirino dei manifestanti finiscono l’Europa e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il governo Meloni e il premier Netanyahu, gli Stati Uniti e gli Stati colonialisti. Tutti nemici della causa palestinese. Che non si capisce bene dove inizi e dove finisca. Perché dopo l’aggressione degli incolpevoli cittadini israeliani da parte dei terroristi di Hamas, i palestinesi stanno provando tutti i modi per ribaltare la prospettiva. Esattamente come hanno fatto ieri a Milanistan, nel suk di piazza Castello, gli attivisti pro Palestina. «Sono molto contenta, perché pensavano di poter prendere gli ostaggi con la forza», dice l’attivista dal palco, «e invece hanno fatto quello volevano i palestinesi (Hamas, ndr). Hanno dovuto fermare i bombardamenti per avere i loro prigionieri di guerra». E poi è colpa dei giornalisti... 

 

 

 

 

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