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Eleonora Evi durissima contro Angelo Bonelli: "Non sono una marionetta"

Hoara Borselli
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Come ve lo immaginate voi un patriarca? Grandioso e potente come Abramo, come Enea, come Bismarck, o come il principe Fabrizio Salina del Gattopardo? Macché. Qui è saltato fuori un patriarca piccoletto, con l’aria un po’ trasognata e il nome di battesimo esagerato: Angelo. Si proprio lui, Angelo Bonelli quello che una volta si presentò pieno di sassi in parlamento e accusò Giorgia Meloni di avere prosciugato l’Adige, e gridava tutto rosso in faccia. Memorabile la risposta della Meloni: «In 5 mesi ho prosciugato l’Adige? Non sono Mosè».

Poi Bonelli un’altra volte accusò mezza Italia di negazionismo, e non si riferiva alla Shoah, ma al fatto che luglio era stato molto caldo e la destra non se ne era accorta. Sì, sì lui, a capo di un partito che si chiama Europa Verde. Lui, Angelo, pare che sia un patriarca. E non lo accusa di questo misfatto chissà quale fascistona meloniana, ma una deputata proprio del suo partito, anzi la sua co-portavoce. Proprio così Il partito dei Verdi. Il quale, in teoria, siccome è un partito femminista quotista rosista desinenzista e antiapatriarcale, non ha un capo ma due: uno maschio e una femmina.

 

LA PROTAGONISTA
La femmina si chiama Eleonora Evi, ha 40 anni, viene dai 5Stelle, ma siccome non sopportava quel clima da caserma, giusto tre anni fa abbandonò i grillini per passare coi Verdi. Portò in dote un posto in Parlamento (i Verdi non lo avevano) e poi fu nominata numero 2 (anzi co-numero 1) del partito. Da quel momento però i suoi compagni l’hanno schifata. La consideravano un po’ una specie di cameriera. O un grazioso soprammobile. Lei si è rotta le scatole e ieri si è dimessa da co-portavoce e anche da iscritta, spiegando che nel partito c’è una gestione paternalista e patriarcale - sì, sì, ha usato esattamente questa parola: patriarcale- e lei invece è una donna e una dirigente politica non una marionetta.

Anzi, ha usato una strana parola inglese, molto suggestiva: pinkwashing, che credo voglia dire più o meno “risciacquo di rosa”. Adesso Bonelli, vedrete, accuserà anche lei di negazionismo. Le abbiamo telefonato e lei ci ha parlato piuttosto serena della sua vicenda. Dice che non è una decisione improvvisa, ci ha pensato bene perché il suo malessere data da diversi mesi. Forse anche di più. Dice che è iniziato tutto quando si è avvicinata la scadenza elettorale delle politiche. Lei, siccome era al vertice del partito, ha chiesto se poteva sapere qualcosa di come si facevano le liste e quali fossero le strategie. Le hanno detto di stare buona. Non la invitavano alle riunioni. «Da lì è nato il primo malumore. Dopo le elezioni», racconta, «ogni volta che ho preso posizioni diverse da quelle ufficiali, che non piacevano ad Angelo, mi mettevano ai margini».

 

LA SPIEGAZIONE
Ci racconti qualche episodio? «Avevo preso posizione, in una elezione amministrativa, a favore di una lista ecologista locale. Il nostro statuto prevede l’autonomia dei territori. È un punto essenziale. Perciò mi sono schierata a fianco di quel gruppo: apriti cielo, sembrava che avessi commesso il reato di lesa maestà!». Ma dentro al partito come ti trattavano? «Ti faccio sorridere. Una volta fecero una card con la foto di Bonelli e la scritta: “È stato il più attivo e presente in Parlamento”. Ho portato le carte dalle quali risultava che la più presente e attiva ero stata io. Allora sono stati costretti a rifare la card. Ma non la fecero con la mia foto e la scritta: “la più presente...”. Come sarebbe stato logico. La fecero con le foto mie e di Angelo con scritto: “I due più presenti”. Capisci, se era lui poteva stare da solo, se ero io dovevo stare a fianco del maschio...”.

Un episodio isolato? «No, no tanti episodi. Mi viene in mente quella volta che lavorai per mesi a un disegno di legge, poi quando si trattò di reclamarne il successo misero una dichiarazione di Angelo, mica mia. Il partito è tutto accentrato sulla figura di Bonelli. Non vuole che nessuno possa fargli ombra». Addirittura tu parli di patriarcato? «Patriarcato e veri e propri piccoli atti di bullismo. Siamo immersi in questa cultura patriarcale, destra e sinistra la questione è trasversale. È un problema di tutto il partito. Un partito molto personale. Di una persona. Ho cercato di parlare ma è stato inutile». Ha ragione Eleonora. Almeno un po’ di ragione ce l’ha. Nei partiti le donne contano poco. In quasi tutti i partiti. Tranne uno, forse. Che non è mica tanto di sinistra... Indovinate quale?».

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