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Uffizi vietati alla Lega? Per il Pd la democrazia è un circolino

Pietro Senaldi
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Per la serie “gli ossessionati dalla politica”, ieri è andata in onda la piazzata di Dario Nardella. «Gli Uffizi sono lo scrigno del Rinascimento, che ha al centro l’uomo planetario. Non c’è nulla di più lontano dal Rinascimento di questa cultura oscura e oscurantista di una destra che usa le paure e la rabbia per costruire nazioni difese dalle altre con il filo spinato e con i muri. Io non userei mai gli Uffizi per fare politica, purtroppo c’è chi lo fa». Così si è espresso ieri il sindaco di Firenze. Ma con chi ce l’aveva? Soprattutto con se stesso, al quale non è riuscito a risparmiare una figuraccia. Gli obiettivi principali però erano due. Il primo è il raduno di Identità e Democrazia, il gruppo del quale fa parte la Lega all’Europarlamento, che si è dato appuntamento per domani nel capoluogo toscano. Il secondo è il direttore degli Uffizi, il tedesco Eike Schmidt, che ospiterà nel suo museo per una visita guidata i politici convenuti in città su invito di Salvini e che, sono parole dello stesso Nardella, «è indicato da tempo come possibile candidato sindaco della destra». E questo cosa c’entra? Nulla, se non che Nardella rosica e non perde occasione per attaccare il suo possibile successore, del quale ha perfino disertato la cerimonia con cui è diventato cittadino italiano, a inizio settimana a Palazzo Vecchio.


Lo sfogo del sindaco di Firenze, che mischia un museo di valore mondiale con vicende di politica spicciola, non tradisce però solo nervosismo per la partita cittadina. Esso è lo specchio di come la sinistra sia abituata a considerare la cultura cosa propria al punto da ritenere sbagliato che vi possano accedere, anche come semplici visitatori, politici della destra, la cui presenza secondo l’ex violinista amico di Renzi sporcherebbe «il lato bello di una città aperta, plurale ed europeista». La nota apertura di Firenze, capace di mandare in esilio Dante Alighieri, l’inventore della lingua italiana, città dalla quale Nardella, anziché la grandezza, ha mutuato la litigiosità, il campanilismo, la faida, l’attitudine a risolvere le questioni politiche a coltellate, proprio come nel Rinascimento, al tempo della congiura dei Pazzi.

 

 

Senza dubbio pure il primo cittadino democratico sa che sarebbe anticostituzionale per Schmidt vietare l’ingresso agli Uffizi a chiunque a causa di opinioni politiche, tanto più a una delegazione di europarlamentari. Evidentemente però gli sfugge la contraddizione in cui incappa nel mettere alla gogna i sovranisti vantando una propria supposta superiorità morale. C’era un tempo in cui i sindaci andavano orgogliosi di prestare la loro città a eventi politici, aprivano i congressi di partito o qualsiasi convegno di livello senza guardare da che parte stessero gli organizzatori, consci di rappresentare tutta la città e non una fazione. Nardella no. Vorrebbe chiudere gli Uffizi a degli europarlamentari in nome dell’Europa. Di questo passo, perché non vietare allora Firenze ai turisti musulmani, perché trattano male le donne, ai cinesi perché Pechino è una dittatura, ai russi perché hanno fatto guerra all’Ucraina e, un domani, agli americani perché avranno riscelto Donald Trump come loro presidente? Le frasi del sindaco di Firenze sono la riprova che perla scuola Pd la democrazia è un circolo chiuso, al quale può accedere solo chi ha la tessera. E così anche per i musei: un sovranista non merita di ammirare la Primavera di Botticelli o la Medusa di Caravaggio. Stia in piazza a prendere il freddo; e se piove, tanto meglio, Nardella vieterà gli ombrelli... 

 

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