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Renzi stronca Schlein: "Miglior avversario possibile per Meloni"

Elisa Calessi
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Da Giorgia Meloni «camaleontica» a Carlo Nordio «ostaggio» della sua maggioranza. «Liberatelo!». Dal Pd, che è nato con le primarie e ora le ha «cancellate dappertutto» a Elly Schlein, che lo «guida come fosse un’assemblea studentesca». Da Giuseppe Conte che dice «tutto è gratuito» a Gianni Letta che sul premierato «ha mandato un avvertimento». L’unico che si salva, nel discorso con cui Matteo Renzi ha chiuso l’assemblea di Italia Viva che lo ha eletto presidente del partito, è Mario Draghi. Non solo perché l’ex premier rivendica il merito di averlo portato a Palazzo Chigi (se «ha salvato l’Italia» è «grazie al nostro coraggio»). Ma anche perché ne sposa la visione critica dell’Europa: ha ragione, dice Renzi, a dire che servono gli Stati Uniti d’Europa, prospettiva rispetto a cui, però, siamo drammaticamente lontani.

Dal palco del Cinema Adriano, Renzi, in un’ora e mezzo di discorso, oscilla tra le elezioni europee – sfida difficilissima per Italia Viva – e la situazione italiana, dove il tentativo – altrettanto difficile – è di usare il gruppetto di Italia Viva, che diviso da Azione ora conta di due gruppi autonomi, per insinuarsi nelle contraddizioni sia della maggioranza, sia delle opposizioni (in particolare il Pd).

GLI STATI UNITI EUROPEI
Dopo un lungo excursus sulla situazione internazionale, passa all’Europa, sempre più divisa e ininfluente. Manca una politica estera: «Non c’è in Ucraina, né in Medio Oriente, nonostante Luigi Di Maio e non c’è in Africa». Ha ragione Draghi quando ha detto che «l’Europa ha bisogno degli Stati Uniti europei». E si costruiscono innanzitutto «abolendo il principio dell’unanimità», creando un soggetto politico. Solo così si potrà tentare di metter fine al «declino demografico, economico e politico devastante» in cui versa. «Noi ci candidiamo per svegliare l’Europa, per evitare che Bruxelles sia la patria della burocrazia». Concretamente, l’intento di Renzi è ricreare una maggioranza Ursula, fatta da popolari, liberali e socialisti. Quindi Meloni: «La sua idea di costruire in Europa un’alternativa sovranista si scontra con la realtà. O l’Europa è capace di influenzare il mondo o non è. L’Europa sovranista non esiste».

La attacca anche sul piano interno: «Ha cambiato posizioni su tutto: sulla Nato, l’energia e su tutto ciò che è economicamente sostenibile». Altro che leader influente, come l’ha insignita il Politico alcuni giorni fa, è «la donna più camaleontica della politica italiana». E la sua incoerenza ideologica «le farà perdere al centro e a destra».

Poi passa alla Schlein, «la miglior avversaria possibile per Meloni». È chiaro che Renzi teme questo: una polarizzazione del voto. Per questo torna ad attaccare lo Speciale di Porta a Porta che ha invitato le due leader della politica italiana. «Il gioco è radicalizzare su queste due. A chi serve? A Meloni».

IDEE E RIFORME DEL GOVERNO
Sulle riforme, a Meloni che dice «non farò la fine di Renzi», replica che «ho l’impressione che non farà nemmeno l'inizio perché le riforme non riesce a farle«. Ancora: «Sulla giustizia e sul premierato sono solo chiacchiare in libertà, non fa nulla». Ironizza sul Guardasigilli: «Liberate Nordio, lo state tenendo in ostaggio. Le sue idee sono bloccate da una forza politica (FdI, ndr) che di garantismo non ha nulla». Per questo «diciamo che ci siamo. Sono loro che non ci sono perché non sanno nemmeno cos'è una riforma della giustizia». Quindi, Elly Schlein: «Ha vinto la primarie e poi le ha cancellate ovunque». Cita la sua Firenze, dove il Pd non ha voluto né primarie, né Italia Viva, promettendo di presentare una candidatura «così avranno un po’ meno spocchia». Quanto ai cattolici del Pd, «mi fanno tenerezza, fanno la stessa parte degli indipendenti di sinistra nel Pci: la foglia di fico». Ma non hanno possibilità di incidere in un Pd «guidato come un’assemblea studentesca». Renzi chiude invitando i suoi a una mobilitazione da gennaio, su questioni specifiche a cominciare dalla privatizzazione Atac, dove anticipa un conflitto con Gualtieri). Battaglia non solo su Twitter, ma nelle piazze, nelle scuole. Sfida ambiziosa e difficilissima. 

 

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