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Poltrona Ue per Pasquale Tridico, papà del reddito Cinquestelle

Brunella Bolloli
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Ci spiace ammetterlo ma stavolta la notizia è una non-notizia, perfettamente in linea con il Movimento Cinquestelle che dalle origini si professa un “non-partito” con un “non-Statuto”, salvo poi contraddire se stesso ed essere al pari di ogni partito politico, statuto e fondi pubblici compresi. Di cosa stiamo parlando? Della candidatura al Parlamento europeo di Pasquale Tridico, astro nascente, per mancanza di competitor (o forse sarebbe meglio di dire di navigator), della truppa di Giuseppe Conte.

 

Trattasi di “non-notizia” perché di Tridico candidato si parla da mesi, ma il capo politico grillino l’ha confermata in una scoppiettante intervista radiofonica su Rai Radio1 a Il Rosso e il Nero. «Sì, l’ex presidente dell’Inps potrebbe essere nella lista M5S alle Europee di giugno», ha svelato ieri ai conduttori, ai quali ha anche cercato di spiegare perché non c’è un problema politico per la sua vice Chiara Appendino, condannata in primo grado per i fatti di piazza San Carlo, mentre per il sottosegretario Delmastro sì. E perché gli altri indagati di Fratelli d’Italia devono dimettersi, mentre quando i sindaci grillini sono stati raggiunti da un avviso di garanzia il Movimento si è scoperto improvvisamente garantista. Insomma, tutto e il contrario di tutto, un po’ come sul Mes: «La Merkel mi spingeva a prenderlo, io le dicevo “mai”», è un’altra perla svelata ieri da Conte, e sul Fondo Salva Stati le posizioni pentastellate sono cambiate così tante volte che il silenzio oggi resta l’opzione migliore.

 


CHE SORPRESA Dunque, Pasquale Tridico in lista, che grande sorpresa. Mai avremmo creduto, infatti, che il padre del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia della politica grillina, riforma che avrebbe dovuto abolire la povertà e invece è stata abolita dal governo di Giorgia Meloni, sarebbe stato un giorno candidato nelle fila del Movimento. Mai ci saremmo aspettati che il professore di Politica Economica, editorialista del Fatto quotidiano (giornale vicinissimo alla creatura di Grillo) e di recente anche di Repubblica, l’estensore di un curriculum lungo dieci pagine che circola in rete in cui ha citato ogni singola pubblicazione anche on line dal 2004 ad oggi (in totale 102), sarebbe alla fine approdato tra i papabili pentastellati in corsa per l’Europarlamento. E invece. Tutto secondo copione. Tridico ci crede. A suo modo è pure competente. È stato presidente dell’Inps dal 2019 al 2023, scelto e nominato dall’allora governo Conte come successore di Tito Boeri. Nel 2018, prima delle Politiche, i Cinquestelle lo avevano indicato come ministro del Lavoro in caso di vittoria alle elezioni, ma nacque il Conte I e quel dicastero allora andò a Luigi Di Maio, che era anche vicepremier nonché uomo forte del Movimento.

 

Adesso che le cose tra i pentastellati sono cambiate, Giuseppi decide quasi tutto da solo sebbene esistano ancora fantomatiche «votazioni tra gli iscritti al Movimento» e serva «qualche innesto esterno», per l’ex numero uno dell’Inps si aprono le porte della politica da protagonista. La regola dei due mandati, se confermata, non consente infatti a molti big grillini di accedere alle liste, mentre il 48enne nativo di Scala Coeli, provincia di Cosenza, sarebbe alla sua prima avventura elettorale. Il suo è quindi il classico caso di “tecnico” di area che tenta la strada della politica, che poi è quella dei privilegi, dell’odiatissima casta, dell’uno che doveva valere uno secondo i propositi di Grillo e Casaleggio, ma in realtà non è proprio così. Anzi, semmai è il contrario. Ed è assai curioso che i grillini nati così puri, sulla carta, siano ormai come tutti gli altri, affamati di poltrone, di posti, di onori. Di potere. Il professor Tridico non ha certamente cancellato la povertà, anche se prova in ogni modo, con i libri e le sue esternazioni tv, a convincerci della bontà del reddito.  Ma di sicuro ha trovato il modo per tutelare il suo, di reddito, visto che gli stipendi degli europarlamentari rappresentano ancora un piatto molto ricco. E lui non perde occasione per attaccare l’esecutivo parlando di «governo forte con i deboli e debole con i forti», sorvolando però sulle distrazioni e i ritardi dell’Inps.

 


CONTROLLI IN RITARDO L’economista contiano è infatti accusato dal centrodestra di avere chiuso un occhio sui percettori del reddito, di non avere controllato abbastanza, di avere consentito che la mancetta andasse anche a chi non aveva diritto. La cronaca è piena, ancora oggi, di esempi di “finti indigenti” ai quali è stato erogato il bonus di Stato perché chi doveva verificare non l’ha fatto. E non si tratta neppure di un’accusa mossa dal solo centrodestra. È stato Mario Draghi, prima di Giorgia Meloni, a intervenire, nella legge di Bilancio, per mettere un freno alla misura che stava spolpando i conti pubblici e per cui sono stati quasi spesi 31,5 miliardi (e non si sapeva ancora quanto sarebbe costato il Superbonus). Da gennaio 2022 si è deciso che il controllo per quanto riguarda i percettori doveva spettare all’Istituto di previdenza, ma tali ispezioni non sono state accurate come ci si attendeva. Tradotto: se qualcosa non ha funzionato nel reddito è stato anche per colpa di Tridico. Il quale, invece, si giustifica e contrattacca. L’11 dicembre Conte lo ha premiato nominandolo coordinatore del Comitato per la Formazione e l’aggiornamento M5S e oggi per l’ex presidente dell’Inps ci sarà il battesimo a Napoli con Roberto Fico, il senatore Federico Cafiero De Raho, l’ex ministro Sergio Costa, i parlamentari grillini Castellone, Sportiello e Micillo. Titolo dell’evento: “Un nuovo anno in Movimento”. L’abbiamo detto, non è una novità, è una “non-notizia” ma è vera: Tridico spera di muoversi verso Bruxelles, però dovrà sottoporsi al giudizio degli elettori. 

 

 

 

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