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Maurizio Landini, il negazionista economico: nega la realtà e fa la guerra ai dati

Sandro Iacometti
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I tagli alla sanità, i condoni a raffica, la deriva autoritaria, il ritorno del fascismo, la compressione dei diritti, la difesa del patriarcato. Che in politica si dica qualche baggianata, soprattutto quando si è all’opposizione, ci sta.

Ma quando il giochino si trasferisce sull’economia, la strategia assume connotazioni grottesche. Già tifare per il declino dell’Italia non è un bello spettacolo, ma passi. Il problema è continuare a parlare di declino e di baratro quando le rilevazioni ufficiali insistono imperterrite a sostenere il contrario.

Allarme rating? Una bufala smentita da ben quattro promozioni. La manovra sfascia conti? Bruxelles ha dato serenamente il via libera. Il Paese non cresce? È uno dei pochi in Europa il cui Pil non è andato sottozero. I prezzi sono alle stelle? Con un calo di ben 11 punti percentuali ora l’Italia si ritrova con l’inflazione allo 0,5%, una delle più basse della Ue (e pure le vendite sono salite in controtendenza).

Poteva bastare, direte voi. Ma non è stato così. Il colpo che ha fatto iniziare a barcollare i declinisti è arrivato qualche giorno fa dall’Istat: udite udite, nel terzo trimestre del 2023, proprio quando è diventato operativo il taglio del cuneo fiscale, il potere d’acquisto delle famiglie è aumentato e i consumi hanno iniziato a correre. È solo di 48 ore fa, però, la sberla da ko.

 

Dopo 10 mesi di dati positivi, sempre l’Istat ha certificato che anche a novembre l’occupazione ha raggiunto livelli mai visti dall’inizio delle serie storiche, con un record di posti a tempo indeterminato, la ripresa del lavoro femminile e persino un robusto calo della disoccupazione giovanile. Meglio reagire con un dignitoso silenzio? Macché. Di fronte all’ennesimo choc di una realtà che non si piega ai suoi desideri la sinistra ha deciso di superare i confini della razionalità e della decenza gettandosi nel negazionismo statistico. Ad aprire la strada ci ha pensato il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, sostenendo che la destra usa i dati Istat per fare «propaganda». 

Ma a fare il passo successivo, senza battere ciglio, è stato Maurizio Landini. Chi ha avuto modo di ascoltarlo martedì sera da Floris osi è piegato in due dalle risate o è andato ad indossare l’elmetto aspettando l’arrivo dell’apocalisse. Povertà dilagante, precarietà diffusa, stipendi da fame, famiglie allo sbando, giovani disperati, Paese sull’orlo del baratro. Al che qualcuno gli ha fatto notare che per l’Istat ci sono 23,7 milioni di occupati, mai così tanti. Il segretario della Cgil, non si è scomposto: «I numeri in sè non dicono nulla». Del resto, come si legge in 1984 di Orwell, «la libertà è la libertà di dire che 2+2 fa 5». Vogliamo forse negare a Landini la libertà di negare i numeri dell’Istat? È il “bispensiero”, bellezza.

 

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