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Giorgia Meloni avvisa Elkann: "Io difendo la nazione"

 Giorgia Meloni

Antonio Rapisarda
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Dalla “lezione” a Repubblica sul caso Stellantis al botta e risposta con Giuseppe Conte che si sbraccia per scalzare Elly Schlein dallo scettro di sfidante ufficiale. Il terzo question “premier” time di Giorgia Meloni è andato in scena secondo le previsioni: risposte puntuali e a tutto campo della premier e duello serrato con le opposizioni.

DIFENDERE LA NAZIONE - «Penso che bisogna avere il coraggio di criticare alcune scelte che sono state fatte dalla proprietà della Fiat». La stoccata di Meloni su Stellantis arriva nella replica ad Azione. Gruppo Fiat che ha spostato la sede fiscale «fuori dai confini» e ha realizzato un’operazione «di presunta fusione tra Fca e Psa, che celava in realtà un’acquisizione francese». Il risultato? In Francia si produce più che in Italia. Davanti a ciò il governo è intenzionato a instaurare «un rapporto equilibrato con Stellantis» per difendere «la produzione nazionale» e i livelli occupazionali. Con due corollari precisi: «Tornare a produrre qui almeno 1 milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana» e allo stesso tempo – e qui saranno fischiate le orecchie agli azionisti di cui sopra – un avviso a «chi delocalizza: in questo caso dovrà restituire ogni beneficio o agevolazione pubblica ricevuta negli ultimi dieci anni».

 

 

AMBIGUITÀ SU ISRAELE - Chiara la linea di Palazzo Chigi per uscire dalla situazione che si sta vivendo a Gaza: «Continuo a credere che dobbiamo rafforzare la nostra storica capacità di dialogare contestualmente con Israele e col mondo arabo». La road map, ha spiegato rispondendo a Nicola Fratoianni di Avs, passa dal lavorare «per promuovere una tregua, lavorare al rilascio degli ostaggi, rafforzare l’autorevolezza dell’Anp, coinvolgere gli organismi multilaterali sull’ipotesi di gestione transitoria della Striscia» per arrivare «alla soluzione». Ossia i due popoli, due Stati. Sul no del governo d’Israele al riconoscimento di uno Stato palestinese Meloni non glissa: «Non condivido la posizione assunta da Netanyahu». Ma ciò, aggiunge, non può essere richiesto unilateralmente: «La condizione è il riconoscimento del diritto all’esistenza dello Stato ebraico». Su questo, ha esortato richiamando implicitamente i distinguo che affollano le piazze della sinistra, «non ci siano più ambiguità».

PRIVATIZZAZIONI - Interessante pure la risposta fornita a una delle interrogazioni della maggioranza: quella sul piano delle privatizzazioni, effettuata da Forza Italia. Un assist per tornare sulla polemica con Repubblica (a proposito di Stellantis e difesa dell’italianità): «Chi lo ha scritto, non creda di aver fatto uno scoop, sta scritto nella Nadef». Il governo, ha sottolineato, punta a usare le privatizzazioni come strumento di politica industriale: «Non si tratta di privatizzare per privatizzare, di dismettere o di svendere». L’impostazione non è ideologica ed «è lontana anni luce da quanto visto purtroppo accadere in passato quando le privatizzazioni sono state regali miliardari a qualche fortunato imprenditore».

Una pratica che non aveva «niente a che fare con il libero mercato ma piuttosto» a quanto accaduto «con gli oligarchi russi quando si è dissolta l'Unione sovietica».

 

 

GLI SPRECHI M5S - Le prime scintille arrivano quando è il turno dei 5Stelle tornati alla carica sul Patto di stabilità. «Quelle approvate sono le regole che avremo scritto? No. È l’intesa migliore possibile alle condizioni date, sì», ha illustrato la premier rivendicando che «con il nuovo Patto si liberano per l’Italia 35 miliardi di euro l’anno» e contrattaccando con durezza: «Noi li useremo per sanità e redditi, qualcun altro li avrebbe utilizzati per un altro anno di Superbonus». Nonostante l’eredita pessima, insomma, «abbiamo portato a casa un buon compromesso: perché in un anno abbiamo mostrato che la stagione dei soldi gettati al vento per pagare le campagne elettorali è finita». A questo punto a tentare di rivitalizzare i suoi è sceso in campo Giuseppe Conte in replica. Il risultato? Una piazzata scomposta contro Meloni sia nel soggetto che nella recita fra il solito calembour («A tremare è l'Italia per un pacco di stabilità») e l’abusato «lei è un Re Mida al contrario». Ciliegina sulla torta la grottesca richiesta alla premier «di portare la pace non le armi in Ucraina e Medio Oriente».

SUD E ANZIANI - Fra gli altri dossier affrontati da Meloni nel Question time, la risposta sul tema degli indennizzi alle vittime del nazifascismo («Non c’è intento dilatorio: consideriamo doverosi quegli indennizzi. Ma ciò non toglie che l'Avvocatura generale dello Stato deve fare le verifiche»); la soddisfazione per il lavoro portato avanti sugli accordi di coesione («Con risorse che vanno per l’80% al Sud Italia e per il 20% al Centro-Nord»); e la notizia dello stanziamento di un miliardo di euro perla terza età con l’obiettivo di «garantire agli anziani una vita serena e dignitosa. Sono una ricchezza da valorizzare, il collante delle famiglie e uno straordinario ammortizzatore sociale. A loro bisogna dire grazie con fatti concreti». ©  

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