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Giorgia Meloni conquista la nipote della Le Pen: nuovi assetti in Europa

Giorgia Meloni

Fausto Carioti
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Si può tenere fuori dai futuri assetti europei la terza forza politica del parlamento Ue, per di più guidata da un capo di governo uscito vincitore dal voto di giugno? Giorgia Meloni è convinta di no. E nell’eterna sfida ad Emmanuel Macron per cambiare la rotta dell’Unione ieri ha messo a segno un colpo a sorpresa. Il partito francese di destra-destra Reconquete!, fondato poco più di due anni fa dallo scrittore Éric Zemmour e del quale è numero due Marion Maréchal, figlia della sorella di Marine Le Pen, è entrato nell’Ecr, il gruppo europeo dei conservatori che fa capo alla leader di Fdi. Meloni, infatti, è presidente del partito Ecr, mentre il gruppo degli europarlamentari è co-presieduto dal suo Nicola Procaccini.

Da adesso in poi, quindi, gli eletti di Reconquete! faranno squadra con quelli di Fdi, con i polacchi di Diritto e giustizia, gli spagnoli di Vox e gli altri alleati europei di Meloni. «È la nostra famiglia naturale», spiega Maréchal, «per la battaglia contro l’immigrazione clandestina, per difendere l’identità dell’Europa e la sovranità nazionale, ma anche per lottare contro la propaganda Lgbt e woke».

 

 

I NUMERI - In soldoni, significa che se si votasse oggi quello guidato dai meloniani uscirebbe dalle urne come quarto gruppo del parlamento europeo, scavalcando i “liberal” di Renew Europe, il cui leader di riferimento è Macron. Nelle proiezioni del sito Europe Elects sulla composizione del prossimo emiciclo, i conservatori sino a ieri erano accreditati di 80 europarlamentari, contro gli 82 di Renew Europe. Le intenzioni di voto per il partito di Zemmour e Maréchal, alla prima prova in un’elezione del genere, sono attorno al 5-6%, risultato che consentirebbe di ottenere almeno sei eletti: più che sufficienti, ai conservatori, per superare quelli del raggruppamento macroniano.

Maréchal, però, ammette che l’obiettivo è più ambizioso. «Con Ecr», ha detto ieri la nipote di Jean-Marie Le Pen, «possiamo essere la terza forza al parlamento europeo e battere Macron e il suo gruppo». Per arrivare terzi dietro ai popolari (quelli di Forza Italia) e ai socialisti europei (quelli del Pd), i conservatori dovrebbero superare anche il gruppo sovranista di Identità e democrazia, quello della Lega di Matteo Salvini e del Rassemblement national di Marine Le Pen, che secondo le stime dovrebbe uscire dal voto di giugno con 91 eurodeputati.

C’è un derby europeo a destra, insomma, che divide gli alleati di governo in Italia e la famiglia Le Pen in Francia. E a fare la differenza potrebbe essere Viktor Orbán. Il presidente ungherese al momento è fuori da ogni raggruppamento (come Zemmour sino a ieri), ma intende far entrare il proprio partito, Fidesz, nel gruppo guidato da Meloni. Ipotesi che lui stesso nei giorni scorsi ha dato per sicura, ma sulla quale ieri Procaccini ha frenato, avvertendo che Orbán «non ha mai fatto la richiesta di entrare nell’Ecr», e che comunque «se ne riparlerà dopo le elezioni».

Resta il fatto che le simulazioni di voto valutano il peso di Fidez in 12 europarlamentari, che sommati agli 86 attribuibili ora al gruppo Ecr renderebbero i conservatori la terza forza indiscussa del prossimo parlamento europeo.

 

 

La “campagna acquisti”che il gruppo di Meloni sta facendo a destra, però, provoca forti reazioni. Procaccini, presentando l’intesa con i francesi, ha ribadito che l’asse con i popolari europei è necessario, «serve una maggioranza di centrodestra ed Ecr e Ppe possono formare il cuore di quest’alleanza». Ma i popolari guidati dal tedesco Manfred Weber, che da mesi lavora per spostare a destra la prossima maggioranza europea, hanno già detto che con Orban non vogliono avere nulla a che fare e ora vedono l’ingresso di Reconquete! nel gruppo Ecr come il segnale che questo si sta spostando troppo a destra, su posizioni più sovraniste che conservatrici.

IL COLLOQUIO CON ORBÁN - È proprio su queste tensioni che lavorano i liberal di Macron e le forze di sinistra, impegnati ad impedire che il raggruppamento di Meloni abbia un peso decisivo nelle future scelte della Ue. La presidente del gruppo Renew Europe, la francese Valérie Hayer, ha commentato che accogliendo Reconquete! il gruppo Ecr ha sancito «la propria esclusione definitiva dalle trattative politiche. Anche prima che arrivi Orbán. Nessuna compiacenza nei confronti dell’estrema destra». Pina Picierno, eurodeputata del Pd, chiede a Ursula von der Leyen «cosa ne pensa della sua amica Meloni, che abbraccia nel gruppo di Ecr queste forze politiche così estremiste e anti-Ue». Eppure una testata insospettabile come il New York Times scrive che la capacità di Meloni di «parlare a chi si trova all’estrema destra» è un punto di forza per le istituzioni europee. Lo si è visto, nota il corrispondente da Roma in un lungo articolo dedicato alla premier, nel colloquio col presidente ungherese per sbloccare i fondi all’Ucraina. «Come ha dimostrato l’episodio con Orbán, Meloni si è posizionata come una leader della destra dura in grado di parlare a coloro che sono ancora più a destra. E siccome l’Europa si sposta sempre più verso destra, potrebbe essere una soluzione di cui i leader della Ue avranno ancora più bisogno nei prossimi anni».

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