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Ocse, Redditi in calo in tutto il mondo. Toh, da noi salgono

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Sandro Iacometti
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Toh, il governo delle tasse e della guerra ai poveri, come da un po’ amano definirlo le sinistre, ha aumentato il reddito disponibile e il potere d’acquisto delle famiglie. Un miracolo? Un gioco delle tre carte? No, semplicemente l’effetto del robusto taglio del cuneo fiscale in vigore da luglio (confermato anche per il 2024 con 10 miliardi di dote sui 24 complessivi della manovra) che era già stato registrato qualche settimana fa dall’Istat. Ma l’Istituto nazionale di statistica, ormai lo sappiamo tutti, snocciola dati farlocchi ad uso e consumo del premier Giorgia Meloni. Roba da Istituto luce, da propaganda di bassa lega, che non va neanche presa in considerazione.

Ieri, però il dato è stato certificato anche dall’Ocse, solitamente non tenero con l’Italia. E forse adesso qualcuno si rassegnerà all’idea che i numeri quelli sono, anche quando li si vuole ignorare. Ma c’è di più, perché nelle rilevazioni sul terzo trimestre 2023, l’Ocse mette anche a confronto l’Italia con il resto dei paesi avanzati. E, udite udite, il nostro non solo è in controtendenza con l’indice medio dell’area, sceso dello 0,2%, ma è l’unico del G7 insieme al Regno Unito, dove però la crescita si è fermata allo 0,2%, ad avere il segno più davanti. Eh sì, perchè «il reddito reale pro capite» registrato in Italia è risultato in rialzo dell’1,4%.

 

 

Un aumento «dovuto principalmente alla crescita della remunerazione dei dipendenti e dei redditi da lavoro autonomo». Il che significa che oltre al taglio del cuneo e alle varie forme di decontribuzione introdotte la scorsa primavera ha contribuito anche quella crescita dell’occupazione che le opposizioni si ostinano a liquidare come lavoro povero e precario. Fra l’altro, nel periodo, l’inflazione in Italia è cresciuta dello 0,5% e quindi quell’aumento si è tradotto in un sensibile incremento del potere d’acquisto. E vale la pena annotare pure i risultati registrati nelle principali economie europee. La Germania, ha segnato un -0,6%, la Francia un -0,1% e la Spagna addirittura un meno 2,1%. La sostanza è che quelle misure che hanno suscitato, nel migliore dei casi, sorrisetti di sufficienza a sinistra e tra i sindacati (che peraltro le avevano chieste a gran voce), hanno invece protetto i redditi più bassi dai colpi dell’inflazione. Intendiamoci, si può sempre migliorare, magari dando una mano anche al ceto medio, ma chi continua ad ignorare i dati o è in malafede o ha bisogno di un buon consulto. Sul tema interviene anche la premier. «Questi risultati», scrive su Facebook Giorgia Meloni, «confermano il dinamismo della nostra economia, la bravura di imprenditori e lavoratori, ma anche gli effetti positivi delle politiche messe in atto dal governo a favore delle famiglie e dei lavoratori».

 

 

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