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Massimo D'Alema e i nostalgici della Gioventù comunista

Salvatore Dama
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Digiti “Fgci” e Google ti prende per fesso. Forse stai cercando “Federazione italiana giuoco calcio”? E già qui potremmo abbassare la claire su una storia politica dimenticata. Tutto sommato residuale. La cui epica è solo nella testa di chi vi ha partecipato. E infatti sono solo loro, gli ex figiciotti, a celebrare quegli anni come mitici. Gli anni Settanta e Ottanta in cui i “nostri eroi” muovevano i primi passi in politica nel movimento giovanile del Pci.

 

I REDUCI

«Allonsanfàn: incontro delle ragazze e dei ragazzi della Fgci». Ecco il titolo del convegno organizzato a Firenze dai reduci di questa storia. «Allonsanfàn» è il titolo di un film dei fratelli Taviani, anno 1974, di ambientazione risorgimentale. Tanto basterebbe per dare la dimensione del tasso di puzza-al-naso con cui gli ex giovani comunisti si approcciano all’apologia del proprio vissuto politico. Ma andiamo avanti. Perché l’epica si ferma qui. E comincia l’effetto “Compagni di classe”, il film di Verdone. Un incontro tragicomico dopo quarant’anni. Una seduta di autocoscienza collettiva. L’io a vent’anni che parla al me ingrigito di sessanta. Quello che avrebbero voluto essere e che non sono diventati. Va detto, però, che se il Pci aveva un pregio, era proprio la capacità di organizzare la macchina di partito.

 

 

 

E la Fgci, in quegli anni, ha prodotto una classe dirigente fatta e finita. I cui meriti, alla prova dei fatti, sono stati discutibili e ok, ma già all’epoca s’era capito che non c’era un nuovo Berlinguer in arrivo. Sulla pedagogia lasciamo stare. I Settanta furono anni di fedeltà all’ortodossia comunista (poi messa in discussione, ma solo alla fine degli Ottanta) e i giovani comunisti venivano spediti in Russia con il block notes, per prendere appunti.

 

 

 

LA SCUOLA

Non c’è da stupirsi allora se, al netto di svolte e cambi di simboli (Pds-Ds-Pd), certi retaggi se li siano portati dietro tutta la vita. Ma la Fgci fu anche e soprattutto Frattocchie, la Scuola di studi comunisti alle porte di Roma, dove dal dopoguerra si sono formati quadri e dirigenti del Pci. Nei Settanta, quando furono ammesse anche le compagne, per i figiciotti Frattocchie divenne una sorta di Erasmus. Prima il leninismo imponeva ai militanti di partito regole morali ferree perché il libertinaggio e anche l’omosessualità erano considerati delle derive borghesi (pure se Lenin aveva l’amante). Ma dopo il ‘68 i giovani comunisti scoprirono la libertà sessuale. Erano anni in cui la Federazione arrivò ad avere 200mila ragazzi iscritti. Chiaro, non mancavano i moventi ideologici, ma all’epoca era un fatto che nelle sezioni del Pci si rimorchiava, nelle sedi dei fasci no.

 

 

 

Circoscritto il fenomeno politico, ora possiamo passare in rassegna le dichiarazioni celebrative di chi ieri era a Firenze. Ecco Massimo D’Alema nel ruolo de “Er Patata” (“Compagni di classe”, vedi sopra). Lui che è stato segretario dei giovani comunisti dal 1975 al 1980. Era considerato il “migliore” della sua generazione. È arrivato a Palazzo Chigi grazie ai voti di Mastella (e alla regia di Cossiga). Due anni e ciao. Non si è mai più ripreso. «Siamo qui per ricordare una pagina della storia italiana, una grande storia, c’era il valore di una organizzazione che si fondava su una cultura critica che aveva un progetto di cambiamento. Queste parole, «cultura critica», «organizzarsi», lo «stare insieme in un progetto di cambiamento, questo potrebbe anche essere utile per l'oggi».

 

MALINCONIA

L’oggi spinge gli ex ragazzi della Fgci a rintanarsi nel passato con malinconia («La storia del Pci non è quella di un Dio minore», Livia Turco). Loro, feticisti dell’ortodossia militante, che adesso si trovano a essere guidati da una segretaria (Elly Schlein) che non era neanche iscritta al partito. «Siamo stati una comunità con dei valori profondissimi, non si stava lì per interessi personali, ma per un grande afflato collettivo, quindi ritrovare il senso di quella memoria ha un grande valore», dice Pietro Folena, segretario della Fgci dal 1985 al 1988, che oggi si occupa di arte e b&b. Goffredo Bettini, storico dirigente dem che in passato è stato anche segretario della Fgci di Roma, non è riuscito a partecipare all’evento ma ha scritto invece un lungo post su Facebook: «Noi eravamo una forza collettiva, curiosa e combattiva. In grado su tanti temi di anticipare o, addirittura, sostituire l'azione del Pci». 
 

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