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Tito, era ora: parte l'iter per togliere la medaglia al dittatore

di Tommaso Montesano giovedì 22 febbraio 2024

3' di lettura

La revoca dell’onorificenza al maresciallo Tito è più vicina. La commissione Affari costituzionali della Camera, infatti, ha dato il via libera al testo unificato con le modifiche alla legge istitutiva dell’Ordine «al merito della Repubblica italiana», del 1951. Tutti i gruppi parlamentari, con l’eccezione di Alleanza Verdi Sinistra che si è astenuta, hanno votato a favore. Si tratta della premessa indispensabile, come ricorda Fabio Rampelli, il vicepresidente della Camera di Fratelli d’Italia che ha presentato una delle proposte di legge sul tema, per procedere alla revoca del “gran cordone” concesso al dittatore jugoslavo il 2 ottobre 1969 dall’allora presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. A Tito fu concesso il titolo di «cavaliere di gran croce Ordine al merito della Repubblica italiana» in nome di una «incomprensibile realpolitik», chiosa il vicepresidente della Camera.

Il testo approvato dalla Prima commissione di Montecitorio si compone di due articoli. Il primo è quello chiave e prevede l’aggiunta di un comma all’articolo 5, quello che regola la revoca dell’onorificenza per indegnità del decorato. «In ogni caso incorre nella perdita dell’onorificenza l’insignito, anche se defunto, che si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità». Un riferimento che calza a pennello per Tito, «brutale assassino di migliaia di italiani infoibati e dittatore che costrinse centinaia di migliaia di nostri connazionali a lasciare le terre del confine orientale, sottoposte a un violento processo di de-italianizzazione», aggiunge Rampelli.

PRIMO TASSELLO
L’approvazione della norma segue di pochi giorni la celebrazione del “Giorno del ricordo” per le vittime delle Foibe (10 febbraio). Adesso bisognerà aspettare la presentazione degli emendamenti - la scadenza è fissata per domani - e poi il passaggio in Aula per il via libera definitivo della Camera. «C’è ancora tanto da fare. Abbiamo appena cominciato», assicura Rampelli. Quella di ieri, del resto, «è solo la prima tappa di un percorso che porterà all’approvazione di un provvedimento atteso come completamento della legge istitutiva della Giornata del Ricordo: non possiamo da un lato celebrare il ricordo della tragedia e dall’altro lasciare intatta la più alta onorificenza a colui che ne è stato ispiratore», spiega Alessandro Urzì, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Affari costituzionali.

Il testo base approvato ieri fa la sintesi delle tre proposte di legge presentate sull’argomento. Oltre a quella di Rampelli, ci sono quelle della Lega (primo firmatario Massimiliano Panizzut) e quella di Walter Rizzetto, anche lui di FdI. «Procediamo spediti verso l’obiettivo. Sono molto soddisfatto per questo risultato e auspico una approvazione rapida in Aula», afferma Rizzetto, presidente della commissione Lavoro della Camera. «Per decenni sono stati celati, ed esclusi dalla narrazione storica e pubblica, i fatti legati a coloro che persero la vita nelle Foibe», aggiunge Tommaso Foti, capogruppo di FdI a Montecitorio, per il quale con l’approvazione della legge «si concretizza quell’idea di giustizia storica, da troppo tempo negata». Per arrivare alla revoca, la procedura prevede l’emissione di un decreto da parte del presidente della Repubblica su «proposta motivata del Presidente del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio dell’Ordine». Vale la pena ricordare che l’Italia, e non certo per responsabilità dell’attuale maggioranza, arriva comunque in ritardo rispetto agli eredi dell’ex Jugoslavia: 3 ottobre 2011 la Corte costituzionale della Slovenia ha dichiarato incostituzionale addirittura l’intitolazione di una strada di Lubiana al maresciallo comunista.

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