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Allarme denatalità, perché l'Italia ora deve muoversi (e farlo in fretta)

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Roberto Formigoni
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Torno a parlare del crollo della natalità in Italia perchè ormai è un fatto così consolidato che nessuno si nasconde più le gravi conseguenze economiche, e le istituzioni cercano rimedi, ovviamente sul piano economico. Il dato è che da oltre 40 anni il numero medio di figli per donna, che dovrebbe essere intorno a 2 per garantire un adeguato ricambio generazionale, è sceso a 1,5 e da 15 anni è a 1,25.

Abbiamo sempre più anziani e sempre meno persone in età attiva, e questo rallenta la crescita economica e indebolisce il sistema di welfare: in sintesi, sempre più anziani e famiglie in difficoltà, sempre meno assistiti e curati. Come porre rimedio? La Banca d’Italia è perentoria: due soli rimedi, allungamento dell’età lavorativa (altro che età pensionistica anticipata!) e aumento del saldo migratorio, cioè più immigrati da inserire nel nostro sistema produttivo. Chi si sorprende deve sapere che questa è la direzione di marcia dello stesso governo.

Il ministro Giorgetti ha bloccato tutti i desideri di superamento della legge Fornero del suo partito, la Lega: «Non c’è nessuna misura previdenziale che tenga con i numeri della denatalità che abbiamo oggi». E in effetti nell’ultima legge di bilancio non ha introdotto alcun anticipo pensionistico. E nel Documento di economia e finanza (Def) sempre il governo evidenzia come solo un aumento dell’immigrazione netta del 33% potrà ricondurre il debito pubblico al 130% del Pil attorno al 2065 (!), altrimenti destinato a schizzare oltre il 200%.

E sappiamo bene che il debito pubblico è una delle principali palle al piede del nostro paese, causa di arretratezza e di povertà. L’effetto dell’immigrazione è tanto più positivo quanto più gli immigrati sono giovani e disposti a farsi formare, e queste sono le caratteristiche degli immigrati in Italia.

Il governo indica anche un terzo rimedio, un aumento dell’occupazione femminile, ma sottolinea che solo i tre rimedi insieme possono migliorare la situazione. Incentivare il tasso di occupazione delle donne deve accompagnarsi a politiche di welfare eque, che sostengano la conciliazione vita - lavoro e la genitorialità. Inoltre, aggiunge Banca d’Italia- e noi ne abbiamo già parlato molte volte- occorre rafforzare l’offerta di servizi per l’infanzia, incentivare un maggiore coinvolgimento dei padri nella cura dei figli, ma anche aiutare il reinserimento professionale delle donne che, per vari motivi, hanno lasciato il lavoro da tempo. Infine la Fondazione per la natalità incoraggia a raggiungere la soglia di 500mila nuovi nati entro il 2033, dai 370mila del 2023. Concludendo, sappiamo che il crollo della natalità è comune a tutta Europa, ma noi siamo quelli messi peggio, e per questo occorre muoversi in fretta.

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