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Studenti anti-Meloni? No, a scuola vince la destra

Alberto Busacca
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«Il governo dei manganelli».«Il governo contro gli studenti». «Il governo anti-giovani». Ad ascoltare certa sinistra (politica e mediatica), sembra proprio che oggi, in Italia, l’esecutivo di centrodestra ce l’abbia con i ragazzi. E che, viceversa, i ragazzi ce l’abbiano con l’esecutivo di centrodestra. Ma per capire che le cose non stanno affatto così basta guardare i risultati delle recenti elezioni studentesche che si sono svolte nelle nostre scuole. Ad essere eletto portavoce nazionale degli studenti, infatti, è stato Luca Santo, liceale viterbese espressione di Azione studentesca, movimento vicino a Fratelli d’Italia. Ma come? E i gruppi di sinistra? E gli anti-Meloni? E i famosi collettivi che tanto piacciono a dem e compagni (perfino quando menano le mani)? Bè, sono stati tutti sconfitti...

RAPPRESENTANTI
In pratica l’elezione del portavoce nazionale degli studenti funziona così: i ragazzi eleggono i loro rappresentanti nella consulta provinciale, i rappresentanti provinciali eleggono le consulte regionali e i rappresentanti regionali eleggono gli organi nazionali, tra cui, prima di tutto, il portavoce. Insomma, serve un consenso largo, che al momento va alla destra. «Fino allo scorso anno non avevamo mai vinto, poi sono arrivati due successi consecutivi», dice a Libero Riccardo Ponzio, presidente nazionale di Azione studentesca. «Questa volta», aggiunge, «il candidato che abbiamo espresso ha vinto al primo turno. Ha avuto il voto di undici regioni, la sinistra circa la metà. Questo è l’unico termometro chiaro per valutare il consenso, siamo diventati il primo movimento studentesco d’Italia». Un risultato che dimostra, tra l’altro, che la propaganda della sinistra tra i giovani non attecchisce. E che certe parole d’ordine, a partire dall’antifascismo, ormai cadono nel vuoto. «I ragazzi di oggi sono post-ideologici», continua Ponzio, «noi vogliamo comunicare la nostra visione del mondo, certo, ma poi cerchiamo soprattutto di risolvere i problemi concreti dei giovani. La sinistra invece prova a mobilitare gli studenti puntando solo su cose lontane, come appunto l’antifascismo militante. Ma è una strategia che non funziona più».

ROCCAFORTI
Così, una dopo l’altra, la destra studentesca ha conquistato numerose consulte provinciali. Da Padova a Bari, da Modena a L’Aquila. E poi Ferrara, Pavia, Viterbo, Teramo... La roccaforte è il Lazio, ma anche l’Abruzzo del governatore Marsilio, appena riconfermato. Senza dimenticare la Toscana rossa che adesso, almeno tra i ragazzi, tanto rossa non è più...

«A me non ha stupito che sia stato eletto portavoce nazionale degli studenti un ragazzo di destra», spiega a Libero Fabio Roscani, deputato di Fratelli d’Italia e presidente di Gioventù nazionale, che raggruppa gli under 30 del partito di Giorgia Meloni. «Ci raccontano di un movimento studentesco anti-governo, ma la realtà è che si tratta di una esigua minoranza. Forse sono più i professori ad essere ancora in molti casi di sinistra...».

NEGLI ATENEI
Questo discorso, prosegue Roscani, non riguarda solamente le scuole superiori, ma anche le università. Insomma, quelli che hanno recentemente zittito David Parenzo alla Sapienza di Roma e Maurizio Molinari alla Federico II di Napoli, così come quelli che hanno impedito di parlare, sempre alla Sapienza, al direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone e allo stesso Roscani, non rappresentano gli studenti ma sono soltanto «una minoranza molto rumorosa». «Le liste di riferimento di questi contestatori», racconta il deputato di Fdi, «alle elezioni universitarie arrivano costantemente ultime...». Ma si riuscirà mai a rendere le università dei luoghi realmente liberi e non più in mano a facinorosi politicamente schierati dalla solita parte? Roscani è fiducioso: «Noi ci auguriamo decisamente di sì. Nonostante tra i progressisti ci sia ancora chi solidarizza con questa gente. Certo, se qualche professore non facesse più post dedicati ai brigatisti rossi sarebbe già un piccolo passo avanti...».

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