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Lega, Romeo strizza l'occhio a Salvini: "Guiderei il partito in Lombardia"

Fabio Rubini
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La macchina organizzativa della Lega che porterà prima al congresso regionale in Lombardia e poi a quello Federale, non partirà che dopo le elezioni europee. Nel frattempo all’interno del Carroccio sono tutti pancia a terra per portare al fienile più voti possibili. Dal 10 giugno, una volta compulsati e digeriti i risultati elettorali, l’intenzione di Matteo Salvini è quella di mettere mano all’organizzazione territoriale del partito in Lombardia, una delle regioni che ancora non è andata a rinnovo della segreteria, attualmente retta da Fabrizio Cecchetti. Tra i nomi indicati quali possibili candidati, da tempo gira quello di Massimiliano Romeo, leghista di lungo corso, da due legislature capogruppo al Senato. Una voce che lo stesso Romeo non ha mai smentito. Anzi.

Domenica scorsa è stato proprio lui da Busto Arsizio ad ammettere che «la mia intenzione è quella di candidarmi a segretario della Lega Lombarda». Attenzione, però, l’eventuale discesa in campo del monzese avverrà solo in chiave di “dare una mano a Salvini” non certo in contrapposizione al segretario federale. Un concetto che Romeo ha espresso sempre domenica lanciando un messaggio chiaro: «La trasformazione della Lega in partito nazionale è un’intuizione giusta di Salvini. Pensare di tornare indietro a un partito confinato solo in alcune regioni del Nord, con le sfide che ci sono oggi, non si può e per questo penso sia giusto seguire la linea nazionale». Il tutto senza dimenticare di «sventolare la bandiera del Nord e io penso sia possibile farlo senza andare per forza in contrapposizione con il Centro, con il Sud e con la dimensione nazionale della Lega. Questo, creso, è il punto sul quale occorre ragionare».

 

 

Parole che fanno il paio con quelle pronunciate da Salvini sabato a Torino, quando rispondendo indirettamente a chi critica la svolta nazionale del partito, ha ricordato come «la nostra priorità resta l’Autonomia, che infatti porteremo finalmente a casa, ma declinarla come cinquanta o venti anni fa, oggi con un Europa così invadente, sarebbe irrealistico». Romeo ha anche provato ad abbozzare quella che potrebbe essere la priorità del nuovo segretario: «Uno dei punti essenziali è quello di rafforzare il territorio, il legame del movimento a livello territoriale, che è da sempre una delle nostre caratteristiche più forti». Anche qui, quella del capogruppo al Senato non è una critica all’attuale gestione, ma piuttosto una presa di coscienza del fatto che dopo la pandemia il mondo, anche quello delle organizzazioni politiche, si è un po’ allentato: «Dopo il Covid c’è stato un po’ di smarrimento- spiega- e io vorrei portare l’esperienza maturata in tanti anni soprattutto riportando al massimo quel senso di comunità che fa parte della storia della Lega». Senza contare - e anche qui la sintonia con Salvini è piena - che «l’esperienza nostra nel governo Draghi ci ha fatto perdere un po’ di identità e gli elettori chi hanno fatto pagare un sacrificio che comunque andava fatto per il bene del Paese».

 

 

Infine l’appello a stringere i ranghi in occasione delle europee, con tanto di tirata d’orecchie a chi sta uscendo un po’ dalle righe: «Che ci sia una discussione tra quella che è l’anima storica del movimento e il nuovo corso penso sia una cosa acclarata. È una discussione che c’è in tutti i partiti e l’importante è che avvenga nelle sedi opportune. In questo momento- chiude Romeo - l’appello è all’unità perché un risultato positivo alle Europee rafforzerebbe anche la nostra battaglia sull’Autonomia, che non finisce certo col voto in Aula».

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