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Firenze, Schmidt candidato? La sinistra diventa xenofoba se lo straniero corre col centrodestra

Tommaso Lorenzini
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Fa sorridere ma non stupisce questa improvvisa avversione per gli stranieri divampata in quella sinistra che, ogni volta che ne ha la possibilità, pianta invece ovunque una bandierina pro-immigrati, a suo tempo incensati come «risorse», secondo la celeberrima definizione di Laura Boldrini. È per questo che la crociata avviata contro la candidatura del tedesco Eike Schmidt a sindaco di Firenze assume un sapore sia politico sia ideologico. E il tentativo di ribaltare la frittata, vale dire collare come contraddittoria la scelta del centrodestra- così lanciato sul “made in Italy” - di ripiegare su uno straniero, si risolve nel curriculum dello stesso Schmidt, storico dell’arte capace e illuminato gestore di quegli Uffizi portati a numeri record. Il merito, prima di tutto, ma a sinistra spesso da quella parte non ci sentono.

E dunque montano la panna sul lato politico, mossa dettata certamente dal terremoto avvertito dalla variopinta “zona rossa” cittadina: una galassia tanto sfaccettata quanto confusa che, dopo decenni di dominio monocolore, adesso che il centrodestra presenta un candidato unico capace realmente di unire e prendersi Palazzo Vecchio, sente le poltrone considerate proprietà privata traballare sotto le terga.

 

 

 

La conseguenza è stata la reazione tutta ideologica della diminutio avviata nei confronti di Schmidt. Lo hanno chiamato «papa straniero» e sibilato un «sovranisti per caso» (così scrissero a settembre il Manifesto e il Domani); c’è chi esclama sardonicamente che «ce ne saranno stati di fiorentini in giro, io penso di sì» (Pierluigi Bersani giusto due giorni fa); e chi fa il brillante, vale a dire il primo cittadino uscente Dario Nardella: «Non entro nel merito della campagna elettorale, come ho già detto faccio tanti auguri, anche in tedesco: Liebe Eike, viel glück!», per sottolineare a sproposito la distanza etnica (e forse perché sa che il suo successore, chiunque sarà, avrà tanto lavoro da fare). E poi c’è pure chi la butta in caciara.

Eugenio Giani, governatore della Toscana, bolla addirittura come tardiva (ma perché?) la candidatura di Schmidt e adombra una sua presunta ineleggibilità in base alla carica ricoperta dall’ex direttore degli Uffizi, ora al Museo di Capodimonte. Secondo l’articolo 60 del Testo unico degli enti locali (Tuel), infatti, «non può concorrere alla carica di sindaco chi in un’amministrazione dello Stato svolge, fra le altre, funzioni di direttore generale o equiparate». E infatti, Schmidt ha appena presentato la domanda di aspettativa non retribuita alla segreteria generale del Ministero della Cultura. Giovanni Donzelli, deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, a Radio Bruno ascolta la sinistra strillare e si pone gli stessi quesiti: «Eike Schmidt è italiano. Vorrei capire perché Firenze deve essere accogliente con gli spacciatori che arrivano portati dai clandestini e non deve farlo con una persona nata in Germania, che ha studiato a Firenze, che ha conosciuto sua moglie a Firenze, che qui ha diretto il museo degli Uffizi ed ha preso la cittadinanza italiana grazie a Firenze. A sinistra sono accoglienti con tutti tranne con chi viene candidato dal centrodestra, e diventano razzisti».

 

 

 

A metterci il carico ci pensa lo stesso Eike, anticipando la risposta alla domanda-espediente alla quale politici e media di sinistra ricorrono ogni volta che sono in difficoltà: «Sono antifascista e partecipo da anni alle manifestazioni per commemorare le vittime del nazionalsocialismo, il giorno della liberazione di Firenze e la liberazione dell’Italia», conferma nell’intervista al Der Spiegel, dove parla anche dei «14 quartieri di Firenze» per commentare degrado, spaccio e aggressioni. Il Pd insorge, gridando che «non sa neppure che i quartieri sono 5», per incassare poi la precisazione di fonti vicine a Schmidt, che voleva riferirsi ai 14 quartieri «storici» di Firenze, in vigore fino alla riforma del 1990, e che molti fiorentini considerano ancora tali. Lo scontro è apertissimo. 

 

 

 

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