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Pd, l'industria della paura nei manifesti per le europee

Fausto Carioti
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«La destra soffia sulle paure delle persone» è l’accusa che Elly Schlein rivolge regolarmente agli avversari. Lo scrive anche nel suo libro: «Viviamo tempi segnati da ingiustizia sociale e ambientale. Questo squilibrio ha azzerato le prospettive di cambiamento e generato sentimenti come paura, risentimento, rabbia e sfiducia. Certa politica li sfrutta per mietere facili consensi a suon di semplificazioni». La sua, ovviamente, è «una politica diversa», fatta per «riaccendere la speranza».

Non è un argomento originale. Senza andare troppo indietro, nell’appello che il Partito democratico lanciò nell’estate del 2022 per mobilitare i volontari in vista delle elezioni, Enrico Letta e gli altri scrissero: «Che fa la destra? Gioca sulla paura, mente, inventa nemici immaginari: gli scienziati allarmisti, l’ideologia gender, le femministe cattive, la sostituzione etnica, la finanza oscura, i tecnocrati di Bruxelles». E Matteo Salvini, quando era al Viminale e s’impegnava per ridurre il numero degli sbarchi degli immigrati, era per la sinistra «il ministro della Paura».

 

 

 

UNA LUNGA TRADIZIONE

La verità è che tutti i politici attingono alle emozioni degli elettori, e la paura è un’emozione potente. La sinistra italiana lo sa e ne ha sempre fatto un uso spregiudicato. Ogni protesta contro le riforme delle pensioni e dell’articolo 18 messe in cantiere dai governi Berlusconi, ad esempio, l’ha costruita seminando il terrore. «Macelleria sociale», «libertà di licenziare» e «sfruttamento legalizzato» erano alcune delle espressioni regolarmente usate per mobilitare gli italiani. Li si convinceva a manifestare profetizzando per loro un futuro di fame e miseria se non avessero fermato il centrodestra.

 

 

 

Ingigantire l’incubo e cavalcarlo, del resto, è la strategia usata dalla sinistra contro l’energia nucleare dai tempi del referendum del 1987. «Cancella Cernobyl dal tuo futuro», scriveva sui suoi manifesti, e da allora non ha più smesso di fare l’equazione centrali atomiche = apocalisse. Ha funzionato così bene che l’elettricità prodotta in quello stesso modo la prendiamo dai reattori francesi e sloveni subito al di là dei nostri confini, pagandola a caro prezzo. Lo spettro del cataclisma nucleare, ora che il governo pare intenzionato a riaprire la questione, tornerà presto strumento di propaganda.

 

 

 

È un modus operandi che Schlein conosce bene: oggi la migliore imprenditrice della paura sul mercato politico italiano è lei. I manifesti per la campagna elettorale delle Europee che il suo Pd ha presentato ieri confermano che sta una spanna sopra tutti gli altri. Fotografia di un palazzo crollato sotto le bombe, slogan: «Un’Europa per la pace, non di guerra». A parte l’inconsistenza (c’è qualcuno che chiede voti promettendo nuovi spargimenti di sangue?), il concetto è chiaro: i nostri avversari politici faranno divampare il conflitto ovunque, se non volete avere morti e orfani sulla coscienza votate per noi. Altro manifesto: «Aria pulita, non veleni», e pure qui l’imperativo è spargere angoscia e insicurezza.

 

 

 

Se vince la destra muore l’ecosistema, la salvezza siamo noi col nostro Green Deal e la nostra Europa sostenibile. Le mani di due uomini che s’intrecciano, la bandiera dell’arcobaleno Lgbtq sullo sfondo: «Una famiglia, non un bersaglio». Non c’è da sforzarsi per capirlo: la destra trasforma gay e lesbiche in vittime, per evitare i pogrom contro le minoranze sessuali bisogna votare Pd.

 

MORTI, NON SORRISI

E ancora, foto di un mare anonimo, si presume il Mediterraneo: «Il mare, non un cimitero». Gli altri sono quelli che lasciano affogare gli immigrati, noi del Pd siamo inclusivi e li accoglieremo a braccia aperte (il che aumenterebbe le partenze dall’Africa e di conseguenza i naufragi, ma il messaggio della propaganda politica deve essere emotivo, non razionale). Il manifesto con la foto di un raider in bicicletta fa leva sulla paura dell’insicurezza economica: «Salario minimo, non sfruttamento». Se vince la destra consegnerete pizze sottopagati per il resto dei vostri giorni, per evitare questo futuro mettete la croce sul simbolo del Pd. Infine la paura più grande, quella per la salute. La sanità dipende dalle Regioni, non dal parlamento europeo, ma l’elettore medio non lo sa e il Pd gli dice: «Cure accessibili, non attese infinite».

 

 

 

Chi non vuole attendere anni per fare una mammografia o la chemioterapia mandi a Strasburgo un candidato di Elly Schlein. Non c’è un volto che sorrida su quei manifesti, nessun messaggio rassicurante. Solo «guerra», «veleni», «bersaglio», «cimitero», «sfruttamento», «attese infinite» per curarsi. In pubblicità le parole chiave sono tutto e quelle scelte dalla segretaria del Pd spiegano bene come lei intende la competizione politica. Insinuarsi nelle paure dell’elettore e gonfiarle, per poter poi «mietere facili consensi a suon di semplificazioni»: è la ricetta che nel suo libro attribuisce alla destra, e che però lei stessa apprezza, tanto da adottarla nella partita in cui si giocherà tutto.

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