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Rai "fascista", adunata in piazza per il 25 Aprile: il caso dei manifesti a Roma

Daniele Priori
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Giorgia Meloni in tenuta nera a cavallo di un braccio teso al centro della scena con un doppio anonimo invito: a “spegnere la Rai” e a scendere in piazza, la mattina del 25 aprile in largo Bompiani, quadrante sud della Capitale, tra la via Ardeatina e via Cristoforo Colombo, non lontanissimo neppure dal quartiere Garbatella, dove la premier è cresciuta. «Non lo vedi che il fascismo è già qui!» Questo è il tono assertivo del singolare appello-murales comparso ieri sui muri di alcune zone di Roma, per lo più frequentate da giovani di sinistra.

A lanciare l’allarme è stato il sindacato dei liberi giornalisti Rai, Unirai che in una nota è tornato a segnalare il clima di odio che da settimane, per non dire mesi, continua a montare attorno alla Rai. «Si sta decisamente esagerando. Quanti condannano questo linguaggio?», si chiedevano dal libero sindacato. Nessuno è la facile risposta. Da sinistra, infatti, per l’intera giornata Pd e AVS hanno continuato ad insistere sui disastri di “TeleMeloni” in termini di audience così come di pluralismo. Tanto che in mattinata l’ad Rai Roberto Sergio è intervenuto prima da Fiorello via sms e poi con una nota ufficiale stigmatizzando la fake news diffuse sugli ascolti ribadendo «quanto già più volte ripetuto: le reti Rai - Rai 1, Rai 2, Rai 3 mantengono saldamente il primato rispetto alle tre reti generaliste del principale concorrente».

 

 

Mentre in serata proprio sul tema pluralismo la stessa premier, a margine del vertice Ue a Bruxelles, ha detto la sua: «Oggi si parla di TeleMeloni, ma Fdi è stato l’unico partito di opposizione che per la prima volta nella storia della Repubblica e della Rai fu cacciato dal Cda. E non mi pare che nessuno si sia stracciato le vesti, quindi vi prego di non farmi lezioni sulla democrazia». Parole che giungono in un clima particolarmente teso che ha visto due giorni fa, contestualmente l’approvazione del Bilancio 2023 Rai e la proclamazione di un pacchetto di cinque giorni di sciopero da parte del cdr aziendale. Trappola del muro contro muro su posizioni precostituite in cui non cade l’ad Roberto Sergio che sull’approvazione del bilancio 2023 «chiuso in maniera positiva» ha parlato di «un passaggio che rappresenta sicuramente un buon punto di partenza per l’attuazione di un piano industriale che contiene riforme importanti per lo sviluppo dell’azienda e per il risanamento economico».

Non parteciperà alle giornate di sciopero il sindacato libero Unirai. «Non prenderemo parte a scioperi politici proprio per non essere strumentali a chi sta dimostrando ogni giorno di non avere alcun interesse sul reale stato di salute della Rai, ma si muove solo per scopi elettorali» ha detto il segretario di Unirai, Francesco Palese, interpellato da Libero.

 

 

«La Rai è un’azienda che ha accumulato negli anni e nelle gestioni precedenti un debito di 568 milioni. È un’azienda da risanare e rilanciare allo stesso tempo. Serve uno spirito di collaborazione e di responsabilità da parte di tutti. Noto invece con grande dispiacere che a livello sindacale - ha proseguito Palese c’è chi cerca di delegittimare una nuova realtà come Unirai, addirittura scadendo negli attacchi personali. Spesso qualcuno dimentica che il rispetto tra colleghi è un principio che non può mai venire meno. Indipendentemente dalle posizioni e dalle convinzioni personali e di gruppo». Da ultimo il giornalista di RaiNews è tornato anche sulla denuncia dei manifesti sulla Rai fascista comparsi a San Lorenzo, quartiere della capitale prossimo alla città universitaria, «noto anche per la presenza di gruppi e gruppetti che in passato si sono distinti in negativo per il loro fanatismo politico» ha ripreso Palese. «Sono ancora agli anni Settanta. Vivono nel loro mondo e hanno bisogno di crearsi un nemico immaginario, ossia il fascismo, per giustificare la loro esistenza. C’è un clima che non mi piace affatto. Il compito di tutte le forze democratiche è quello di non alimentare questo clima perché si rischia di attivare queste sacche di fanatismo. Abbiamo più volte chiesto di abbassare i toni, ma vedo che anche oggi alcuni politici attaccano una inesistente TeleMeloni rilanciando fake news creando un polverone dannoso all’immagine dell’azienda e dei lavoratori» ha concluso il segretario Unirai.  

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