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Berlinguer, Maurizio Gasparri: "Attenzione, la storia del Pci non è da deificare"

 Maurizio Gasparri

Enrico Paoli
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«Enrico Berlinguer è stato un eroe della politica. Uno che muore sul palco entra di diretto nel Pantheon dei grandi leader. Io non contesto lui, tantomeno la figlia Bianca, giornalista della quale riconosco il valore, ma la narrazione della storia del Pci, perché si attua una vera e propria corruzione morale. Il Partito comunista fruiva di tre forme di finanziamento illegale. Smettiamola con la deificazione dei comunisti».

Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, è uno dei quei politici che la storia, avendola attraversata, la sa maneggiare con cura. E con altrettanta cautela sa anche come affrontare le curve più difficili, dove s’incrociano tante strade.

Onorevole, l’ovazione tributata a Pescara a Berlinguer, dove si è svolta la kermesse di Fratelli d’Italia, non le piaciuta, sembra di capire...
«Guardi, non entro nel merito di quanto avvenuto alla Conferenza Programmatica di FdI, ci mancherebbe. La cosa riguarda loro e conoscendo bene sia Bianca Berlinguer, che stimo, e Ignazio La Russa, con il quale ci lega una lunga amicizia, esprimo il massimo rispetto per quanto avvenuto sul palco. No, il tema è un altro...».

 



 

E qual è, senatore?
«La santificazione del Pci e la riproposizione della questione morale. Tutto ciò lo trovo inaccettabile. Il Partito comunista fruiva di tre forme di finanziamento illegale: quello proveniente da Mosca, che è durato fino agli anni '80, come testimoniano libri di protagonisti di quelle vicende come l’ex tesoriere del Pci Cervetti, quelli che arrivavano dalla Lega delle cooperative, sotto forma di assunzioni, di prestazioni di lavoro per organizzare eventi e di risorse pubblicitarie destinate a organi di informazione del Pci o alla feste dell’Unità. E poi c’erano anche vere e proprie tangenti da parte di imprese private, come alcuni scandali hanno dimostrato».

Dunque un partito tutt’altro che immune...
«Assolutamente. E non si può non ricordarlo. Soprattutto in questi giorni, in cui tra tessere e santini vari si sparge una retorica che non trova fondamento nei fatti della storia. Non basta un’intervista sulla questione morale per cancellare i plurimi finanziamenti illeciti che hanno costellato la storia del Partito comunista. E non si tratta solo dell’oro di Mosca, ma anche dell’oro delle Coop e di quello proveniente da affari italiani».

 

 

D’accordo, la storia racconta questo. Ma a Pescara militanti e esponenti di Fratelli d’Italia hanno tributato un’ovazione a Enrico Berlinguer...
«L’onestà individuale non cancella la disonestà collettiva». Cioè? «Per essere chiari: non dobbiamo confondere la persona e la sua condotta personale, per la quale c’è grande rispetto, con quella del Partito che guidava. Citando Giovanni Guareschi “Contrordine, compagni”, il Pci aveva, eccome, i suoi nei, i suoi buchi neri. Ed è questo che vado contestando».

Ma non solo però...
«Certo, perché bisogna avere anche il coraggio di ricordare a tutti chi è stato a lungo il segretario del Partito comunista in Italia, un segretario che non poteva non conoscere la triplice forma di finanziamento illecito. Era lo stesso tempo in cui si definivano “sedicenti” le Brigate rosse o si scriveva su L’Unità, organo del Pci, che “le Brigate erano rosse di nome ma nere di fatto”, con un negazionismo che è durato a lungo, nei primi anni '70».

Ma quell’ovazione può significare un passo verso la pacificazione?
«Sulla pacificazione possiamo discutere a lungo, essendo stato Giorgio Almirante, negl anni ’70 a proporre l’argomento....». 

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