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Rai, chi lavora sotto processo: la mossa dei giornalisti anti-Meloni

Alessandro Gonzato
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Non si danno pace. Lo sciopero del “Soviet” Usigrai è fallito, Tg1 e Tg2 sono andati regolarmente in onda – come altri spazi informativi e i programmi di approfondimento – e loro, sindacato “rosso” Usigrai, giornali di sinistra e politici dell’opposizione gridano allo scandalo. «Hanno boicottato lo sciopero, è la dimostrazione che Tele-Meloni esiste!». C’è di più: l’Usigrai, che dopo la nascita dell’associazione Unirai non detiene più il monopolio sindacale – motivo per cui la mobilitazione è stata un fiasco – ha chiesto che l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, e il direttore generale, Giampaolo Rossi, riferiscano l’accaduto in commissione di Vigilanza, cosa che accadrà oggi alle 20.15. Perché? «Leggiamo con preoccupazione e stupore sulla stampa», ha scritto in una nota l’Usigrai, «la notizia secondo cui, nei giorni precedenti allo sciopero, da Viale Mazzini sarebbe partito l’ordine “Andate a lavorare costi quel che costi”. Chiediamo una smentita all’a.d. Sergio e al d.g. Rossi».

TUTTO TORNA - Di che «stampa» parla l’Usigrai? Ci arriviamo subito. «Chiediamo una smentita ai direttori del Tg1 Gian Marco Chiocci, del Tg2, Antonio Preziosi, e di RaiNews, Paolo Petrecca, di quanto si legge quotidiano La Repubblica (eccoci qui... ndr), ossia che per una settimana avrebbero compulsato “gli elenchi delle presenze, contattato i colleghi per capirne le intenzioni, spostato e programmato i turni in base al numero di crumiri previsti in redazione”». Usigrai ribolle: «Si legge di un vicedirettore del Tg1, che ha firmato l’edizione delle 20, che sarebbe stato presente in redazione sin dalle prime luci dell’alba, coprendo così due turni lavorativi. Se così fosse, saremmo di fronte a un’altra gravissima violazione». Insomma, i giornalisti del servizio pubblico pagati dagli italiani garantiscono l’informazione (ha scioperato il 56% del personale, la percentuale più bassa di sempre, sembra), esercitano il diritto di lavorare, di non perdere un giorno di stipendio, di non aderire allo sciopero, e per la sinistra siamo di fronte a una vergogna.

 

 

Lunedì non ha aderito allo sciopero nemmeno la TgR Puglia (oltre alla TgR Molise), la sede regionale, e l’assemblea di redazione pugliese (i contestatori sono in larga parte iscritti all’Usigrai) ieri ha tuonato: «Stigmatizziamo le modalità con cui sono state messe in onda le due edizioni del tg e il giornale radio». L’apice (per il momento) arriva quando i giornalisti Usigrai del TgR Puglia evocano «un evidente danno d’immagine al prodotto e al lavoro della redazione», perché sarebbero state messe in onda «edizioni carenti sotto molti punti di vista».

Insomma, il “Soviet” – finito il monopolio sindacale – reclama quello della qualità. Il documento di condanna dell’assemblea del TgR Puglia è stato sottoscritto dalla stragrande maggioranza dei giornalisti, ma non all’unanimità (due contrari e un astenuto). Arrivano altri dati (provvisori): al Tg1 ha aderito allo sciopero il 30% del personale, al Tg2 il 39%, al Tg3 (storicamente orientato a sinistra come la TgR l’84%), a RaiSport il 34, nel settore Comunicazione appena il 26, a RaiCultura il 30%. Andiamo avanti. 

Dopo lo sciopero-flop il clima è tesissimo. Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, va al contrattacco dell’Usigrai: «La prima cosa a cui devono rispondere è che fine abbiano fatto i 100mila euro dove c’era anche il mio contributo, essendo stato iscritto». Fa riferimento a un ammanco nelle casse del sindacato. Irrompe l’Alleanza Verdi e Sinistra, e l’intervento è affidato al capogruppo alla Camera, Giuseppe De Cristofaro: «La prova di forza contro lo sciopero fatta dal sindacato padronale Unirai, indetto dall’unico sindacato riconosciuto dei giornalisti Usigrai, è la dimostrazione che il servizio pubblico è sempre più Tele-Meloni».

 

 

ARRIVANO I RINFORZI - È una litania, e peraltro il parlamentare di Bonelli e Fratoianni distribuisce patenti di legittimità ai sindacati. È tutto molto democratico. Non ci sta nemmeno Massimo Giannini, ex direttore de La Stampa, oggi editorialista di Repubblica. Questo il suo tweet, su “X”: «A chi ancora nega che la Rai sia diventata Tele-Meloni: ascoltate la testimonianza dei giornalisti che ci lavorano, e forse cambierete idea».

Giannini a corredo ha pubblicato un video di Repubblica in cui una giornalista di RaiNews24 denuncia «pressioni» da parte dell’azienda. Giannini viene sbertucciato da centinaia di utenti: «Un minimo di equilibrio, avete lottizzato la Rai per 40 anni, ora statece»; «Ascoltare la testimonianza di giornalisti di sinistra che non hanno mai accettato un governo di destra: dice che serve?»; «Diciamo che lo sciopero è stato un flop e all’Usigrai (e alla sinistra) brucia tantissimo...», e ci fermiamo qui. 

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