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Meloni-Schlein, l'Agcom sul duello in tv: "Decidono gli altri partiti"

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L'Agcom decide di non decidere. La vicenda è quella dell'imminente duello tv tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein, affidato alla Rai e a Bruno Vespa a ridosso del voto per le elezioni europee, è infatti in calendario per il 23 maggio. Un confronto tv contro cui è insorto il M5s, secondo cui l'esclusione di Giuseppe Conte violerebbe la par-condicio. Ragione per la quale i grillini, con Barbara Floridia, avevano chiesto chiarimenti all'autorità garante.

Il responso? Decidono gli altri partiti. La parità di trattamento, spiega l'Agcom, può essere garantita dall'offerta a tutti i soggetti politici della medesima opportunità di confronto. Così il Consiglio dell'Autorità, che aggiunge poi che le trasmissioni "possono considerarsi legittime ove il relativo format sia accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento". Eventuali spazi compensativi per coloro che dovessero rinunciare al format dei confronti dovranno essere organizzati nel rispetto del principio delle stesse opportunità di ascolto, aggiungono.

"La disciplina sulla par condicio - così la nota diffusa da Agcom - come risulta dal combinato delle disposizioni della delibera n. 90/24/CONS e di quelle del provvedimento del 9 aprile 2024 della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, prevede che qualora la Rai o le emittenti nazionali private intendano trasmettere trasmissioni dedicate al confronto 'devono assicurare una effettiva parità di trattamento tra tutti i predetti esponenti […] oltre che nell'ambito della medesima trasmissione, anche nell'ambito di un ciclo di più trasmissioni dello stesso programma, organizzate secondo le stesse modalità e con le stesse opportunità di ascolto". 

 

"Occorre quindi valutare - proseguono - la sussistenza del rispetto del principio di parità di trattamento, come delineato nell'articolo citato, in funzione delle modalità di esecuzione e collocazione delle trasmissioni. Nel caso specifico, la parità di trattamento può essere garantita dall'offerta a tutti i soggetti politici della medesima opportunità di confronto. Il Consiglio dell'Autorità, ritiene inoltre che le trasmissioni dedicate al confronto, come definite dall'articolo 7, comma 11, del regolamento dell'Autorità e dall'articolo 4, comma 7-ter, del provvedimento della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, possano considerarsi legittime ove il relativo format sia accettato da una larga maggioranza delle liste in competizione elettorale e comunque dalla maggioranza delle liste con rappresentanza in Parlamento". Insomma, tecnicamente la partita resta ancora aperta: ora la palla passa agli "altri partiti". Per certo, un assist a Giuseppe Conte, che potrà provare a esercitare una sorta di veto su un confronto televisivo atteso da mesi.

 

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