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Bortone e Scurati, la Soldi smentisce il Pd: niente censura

Francesco Specchia
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Più che un’interrogazione, è stato un interrogatorio. Immaginate la scena da film. L’aula sorda e grigia, vagamente evocante un tribunale dell’inquisizione. La teste trasformata spietatamente in imputata.

Gli onorevoli Pd Stefano Graziano e Francesco Verducci a voce inquisitoria, nel ruolo intercambiabile del poliziotto cattivo e del poliziotto cattivissimo mentre non si sentono dire quel che si sarebbero aspettati. Questa è stata l’audizione, striata di noir, della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai che ha consegnato – speriamo- definitivamente alle cronache una realtà fattuale: «Sul caso Antonio Scurati non c’è stato alcun intento censorio da parte dei vertici di viale Mazzini».

 

 

Così afferma l’audita/teste/quasi imputata Marinella Soldi, convocata. Soldi è la presidente della stessa azienda di Stato. É professionista televisiva di stampo anglosassone e di lungo corso, è membro del consiglio d’amministrazione della Bbc, è liberal indipendente ma politicamente incasellata a sinistra. Una compagna che sbaglia. Almeno secondo la vulgata dei succitati membri Pd interroganti della Commissione, piccoli ispettori Callaghan del Partito Democratico che lì per lì sono rimasti spiazzati. Comprensibile, in fondo.

 

 

 

SI SMONTA LA VULGATA

Il retropensiero dem è: diamine, qui una dei nostri sta sbriciolando il nostro impianto accusatorio dei fascisti piazzati al settimo piano; e la compagna sta pure smontando la vulgata dello scrittore censurato nel suo testo in parte storiografico e in parte antimeloniano letto – in contumacia - da Serena Bortone nel suo programma Che sarà. Ovvio che poi tu sbrocchi.

Naturalmente Soldi articolava un pensiero più complesso, riferendosi ai risultati irriferibili di un audit interna. «Da un punto di vista di reputazione e di danno all’azienda si doveva agire in maniera unitaria. La policy è stata violata. Il danno alla Rai viene da come è stata gestita questa vicenda da un punto di vista sostanziale e di comunicazione» sosteneva la Presidente «io non ho visto intenti censori da parte del vertice, la censura è una parola bruttissima». Soldi ave va ragione da vendere: l’affaire Scurati poteva essere gestito e spento subito; e invece lo si è fatto trasformare nell’affaire Dreyfus con tutto il suo cotè martirologico. Seccante. Specie in tempi d’elezione. Resta il fatto che non vi sia stata alcuna censura allo scrittore Scurati. L’essenza è questa.

 

 

La Commissione Vigilanza, tenuta a freno dalla presidente Barbara Floridia, ribolliva di sdegno e d’entusiasmo al tempo stesso. A quel punto, fiutata l’aria, interveniva quella vecchia volpe di Maurizio Gasparri a sostenere la versione della Soldi. Gasparri sventolava la “scaletta” del programma che prevedeva fino all’ultimo momento la presenza a titolo gratuito dello stesso Scurati. Rimasti a mascella pendula, i membri dell’opposizione reclamavano, perché Gasparri aveva la scaletta e loro no.

 

I DUE DETECTIVE

E Graziano e Verducci, i detective schleinani, non demordevano. «Mi dispiace che la presidente Soldi ritratti precedente versione», attaccava intimidatorio Graziano. E Soldi, subito: «Io non ho ritrattato affatto». Graziano continuava come nulla fosse: «La ritrattazione è un elemento non positivo. Per noi non finisce qui, è una bruttissima pagina della Rai, e mi dispiace che lei ritratti, perché qui c’è censura netta. Io penso che questa storia dev’essere chiarita nel merito». Di seguito, gli subentrava Verducci, ancora più agguerrito: «A nostro avviso questo caso non è chiuso, perché noi continuiamo a denunciare un evidente tentativo di censura che si è verificato da parte dei vertici dell’azienda. Lei ha affermato il contrario, a nostro avviso alcuni funzionari sono intervenuti per impedire che andasse in onda.

 

 

Non ci soddisfa questa sua risposta vaga e contraddittoria. Noi continueremo a chiedere l’audizione di Bortone e Corsini (il direttore dell’approfondimento Rai, ndr), è una vicenda emblematica di clima di continua pressione e intimidazione che c’è da parte dei vertici nei confronti dei dipendenti». Verducci dilagava. Fino a ventilare una sospetta “pressione” politica alla quale poteva essere stata sottoposta la Presidente. Lo sguardo quasi iniettato di sangue come negli interrogatori dietro il finto specchio dei commissariati. «Parla, maledetta, parla!», sembrava dire. Ma la Soldi, granitica nella sua compostezza non parlava. La furia delle domande era imbarazzante.

Al punto che perfino il mite Maurizio Lupi difendeva Soldi: «Collega Graziano, non serve continuare ad attaccare. La presidente ha detto che grazie a Dio in Rai la censura non c’è stata, ci possono essere state tempistiche da evitare. Ma, collega, non è che si può sempre tirare la giacca a qualcuno, sennò sembra una minaccia indiretta. Non si può dire: ritorniamo finchè il presidente non dirà che la censura c’è stata. Va difesa l’istituzione. Ovvio: si poteva gestire in tutt’altro modo...». Si poteva gestire in altro modo. Speriamo di essere all’epilogo... 

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