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Beppe Grillo stronca Giuseppe Conte: "Ha preso più voti Berlusconi da morto"

Francesco Specchia
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«Sai, dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, e dietro ancora c’è l’amante di lei...». Con una battutella assai esplicita - dovuta all’incazzatura, e al grumo di scorie radioattive che alberga in ogni 5 Stelle in questi tempi di Maelstrom elettorali - un vecchio militante mi descrive così lo scenario attuale del suo partito. Lui, lei, l’altro. Giuseppe Conte, Virginia Raggi e il Grillo Beppe (non proprio l’amante di lei, semmai l’amante dello spirito originale del M5S). Occhio.

Grillo comes back. L’ “Elevato” sarebbe pronto, ancora una volta, a uscire dall’ombra per gestire l’ennesima svolta del partito. Sempre che il partito sia d’accordo. Complice l’intervista dell’ex sindaca di Roma al Corriere della sera, dopo la mazzuolata del 9,9% delle elezioni europee, il Movimento dà dunque segnali di futuro intermittenti. Da un lato, c’è la virginale Virginia, oggi consigliere comunale, da due anni esiliata ai margini del Parlamento. Raggi, nel rispetto del leader Conte che «non è in discussione« (la stessa cosa che diceva Renzi a Letta) afferma che «occorre ammettere che il M5S ha iniziato ad avere problemi quando si è chiuso in sé stesso. C’erano luoghi di aggregazione, anche online, dove si dibatteva liberamente e si portavano i temi all’attenzione dei portavoce. Era l’idea di Casaleggio.  Occorre chiedersi se abbiamo ancora questa capacità, questa idea, trovare di nuovo il nostro ruolo in politica». Che, in soldoni, significa: chi ha perso, si accomodi alla porta.

 

 

 

Poi aggiunge, Virginia, che «serve velocemente una fase ri-costituente. Si deve creare un’agenda, parlare di temi e non di leadership o regolamenti. Ripartire dalla nostra identità, tornare alle origini, alternativi al sistema politico tradizionale». Che vuol dire: pensate di più agli elettori, e meno alle vostre terga incollate alla poltrona. Infine, criticando lo slittamento progressivo a sinistra del partito e deviando dall’intangibilità del terzo mandato, Raggi richiama nostalgica l’autorità delle origini. «Beppe? Mi ha detto che c'è e ci sarà sempre per il Movimento. In questa fase di difficoltà sarà facile vederlo più spesso», sostiene. Che, in transluce, suona come: mo’ basta, arriva Grillo e vi fa un mazzo tanto. Grillo – badate - ha sempre accolto la minuta Virginia tra le sue ali di grande chioccia. Conte, per capirci, sotto quelle ali non c’è mai passato.

Raggi – badate di nuovo - afferma tutto questo facendosi fotografare non con gli attuali vertici del Movimento, ma tra i banchetti di Schierarsi, l’associazione di Alessandro Di Battista il quale, rimpiangendo le origini, almeno una sua coerenza la mantiene. Questo è il M5S dal lato del Raggi. Poi, invece, c’è il lato di Conte, il presidente sgusciante, camaleontico, finora invulnerabile. Finora. Oggi Conte risponde direttamente alle critiche di Raggi dalle pagine del Fatto Quotidiano che pure, attraverso le parole del suo direttore Marco Travaglio, non gli aveva risparmiato qualche sberlone. Conte risponde imbastendo un’ammirevole supercazzola sulla regola dei due mandati «tema delicatissimo»; sulla scelta di campo progressista; sui cittadini che l’hanno abbandonato che «hanno sempre ragione» ma «non ha senso dire che abbiamo sbagliato temi che hanno radici profonde nei nostri principi e nei nostri valori». Eppure, un po’ di senso ce l’ha. Finisce che Giuseppi (oggi in piazza con Pd e Avs per il pestaggio del 5 Stelle Donno alla Camera) ricorda che «nessuno ha posto il tema delle mia leadership», e che quindi lui non si dimette. Non che qualcuno avesse mai pensato il contrario.

Sullo sfondo, ecco arrivare, in serata, la notizia del nuovo processo di appello per l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, per i fatti di piazza San Carlo: i giudici di Cassazione lo dispongono, stabilendo che dovrà essere inoltre ricalcolata l’entità della pena, riducendola. Un’insufflata d’ossigeno, per il partito in perenne apnea. E Appendino- badante ancora- si appende, da sempre, alla leadership di Conte (ed era vista proprio dall’ex Presidente del Consiglio come la sua possibile sostituta nel caso le cose, per lui, si fossero messe male).

 

 

 

Ora, occorre non dimenticare che la Raggi, come sindaco della città Eterna ha cannato il suo compito. Quindi non si vede come l’ex enfant prodige possa accreditarsi come contraltare all’attuale presidente con la pochette. Pare che la memoria da criceto degli elettori consenta, però, questa inconsueta contrapposizione. Virginia e Giuseppe, due distinte Weltanschauung, due opposte visioni del mondo. Dietro ecco Beppe. Il messaggio, come al solito, è criptico: «Non è più il momento di gridare, è l'epoca di Conte, è una persona moderata. Il Movimento che abbiamo fatto forse non c'è più, dicono che forse siamo vaporizzati, forse è la parola giusta». Un’investitura per l’avvocato? Mica tanto. Un attimo dopo, l’affondo: «È un momento storico, ieri ho incontrato Conte, mi ha fatto un po' tenerezza. Ha preso più voti Berlusconi da morto che lui da vivo».

 

 

 

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