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Luca Bottura, l'antifascista daltonico contro gli Azzurri e Giorgio Armani

Luca Bottura

Francesco Storace
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Che poi, ormai, le bandiere rosse sono rosa, me sa. Non per l’esibizione ballerina della Schlein al Pride – ognuno fa quel che crede – ma per l’antifascismo daltonico sfoderato da uno dei migliori pezzi dell’intellighenzia sinistrorsa. Dice di essere un comico, si chiama Luca Bottura. Ogni tanto frigna contro la Rai perché gli è capitato di vedere interrompere il suo programma a scadenza contrattuale, e allora si scatena contro le forze oscure della reazione in agguato. Le sue sono le battaglie belle, come lo hanno canzonato efficacemente su X – da non confondere con la Decima – dove si è cimentato in una lezione di stile e di moda addirittura a Giorgio Armani.

Il mondo al contrario, ha scritto quel generale Vannacci che Bottura sogna pure la notte. Davvero spettacolare il post lanciato attorno a mezzogiorno di ieri, quando faceva un caldo terribile: «E anche a ’sto giro le divise dell’Italia alle Olimpiadi saranno nere. Nere. Grazie a Giorgio Armani, una volta in più, dopo la fiamma tricolore sulla schiena degli azzurri di sci. Adesso proponga una bella linea di camicie brune per la Germania, vediamo cosa gli rispondono».

 

 

E andiamo con la consueta pratica demonizzatrice, senza risparmiare nessuno. Dalla piattaforma di Elon Musk gli rispondono di tutto, perché anche l’eccesso dovrebbe avere almeno un confine, quello rappresentato dalla verità.

Quelle maglie non sono nere, ma blu. Il comico daltonico non era in forma e ha tirato fuori una polemica contro Meloni e compagnia, vorrebbe una medaglia. E invece si fa maltrattare. «È un blu scuro, ma ormai avete raggiunto una ridicolezza tale, te e l’accozzaglia sinistra, che dovete polemizzare su tutto!». In effetti, maggior chiarezza rispetto a questa replica non avrebbe potuto esserci. Perché ormai non c’è pace, bisogna dire la propria sulla qualunque, soprattutto quando non c’entra proprio nulla. In Italia non c’è il regime, ma a Bottura non l’hanno ancora spiegato. Poi c’è chi adombra un sospetto, quanto mai legittimo visto il tizio: «Ma è una raffinata strategia per farti querelare e poter fare la vittima, voglio sperare. Perché l’alternativa è drammatica».

E noi tutti a tentare di capire quale possa essere.Ancora più sensata un’altra della marea di reazioni, tra le quali cogliamo solo alcune, per far capire dove si è ficcato il compagno comico: «Anche fossero nere non capisco la voglia di criticare Giorgio Armani uno stilista che il mondo ci invidia». Guai a lui, tenere alto il nome della Nazione non si fa, caro Armani. La guardia rossa-rosa vigila. Poi, quelli che proprio non ce la fanno più: «Sei da tso Luca. Magari in stanza con Berizzi», che sarebbe l’altro eroe di Repubblica che col fascismo pare aver trovato una forma di sostentamento di tipo eroico. In pratica, è vero, scrive un altro, che «ogni giorno in Italia, come sorge il sole, un intellighiente si sveglia e sa che dovrà trovare fassismo».

 

 

Sì, Bottura merita pubblicità anche da noi, almeno per evitare che qualcuno possa prenderlo sul serio e magari approfittarne perla partita di domani sera con la Spagna agli europei per contestare gli azzurri trasformati in neri. Ha semplicemente fatto confusione, perdonatelo, perché ormai questo tipo di sinistri è affetto da una rara forma di melonite. Anche qui, hanno immaginato una malattia, invece si tratta di una delle famiglie minerali. E quindi si sbagliano, sbandano, prendono lampioni a capocciate. Ma quando si incorre in sfondoni del genere descritto sulle maglie dell’Italia, ci vorrebbe una sanzione che imponesse quantomeno di scusarsi. O di anticipare il tweet successivo con la scritta «verificare bene stropicciandovi gli occhi qualunque cosa vi capiterà di leggere dal titolare dell’account».

Perché potrebbe persino confondere la Mussolini con il nonno e annunciare che la democrazia torna viva perché la Nipote non è stata eletta alle europee… Ma perché a Bottura non gli si offre, assieme a Marianna Aprile, un nuovo programma radiofonico, magari di musica col solo obbligo di non mettersi a criticare le canzoni del Ventennio (dovesse sbagliare pure quelle…)?

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