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Aeroporto Berlusconi, il Pd attacca: "Intitolarlo a Nilde Iotti"

Enrico Paoli
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E quindi una compagna alla seconda come Nilde Iotti (compagna uno in quanto comunista doc, compagna due in quanto sentimentalmente legata al segretario del Pci Palmiro Togliatti, detto “il Migliore”, regolarmente sposato con Rita Montagnana), sarebbe meno divisiva di Silvio Berlusconi? Ma veramente? Ma, soprattutto, la figura di Leonilde, in arte Nilde, per cosa sarebbe preferibile a quella del Cavaliere? La cosiddetta “superiorità morale” con la quale la sinistra si è riempita la bocca per anni, non solo non ha retto alle prove del tempo, corrosa dalle vicende personali al punto da essere una moneta fuori corso già prima dell’euro, ma non è certo l’elemento sul quale poggiare le ragioni di un’intitolazione.

E proprio per questa ragione - in tutta franchezza - ci sfugge la ratio di questa assurda contrapposizione (Nilde contro Silvio) messa in campo dagli esponenti dem della Lombardia, in particolare di Milano, impegnati a demonizzare l’intitolazione dello scalo aeroportuale di Malpensa all’ex presidente del Consiglio, scomparso un anno fa. La Iotti è stata attrice di un preciso momento storico, con connotazioni politiche nette, quindi fortemente divisive, mentre Berlusconi ha segnato un’epoca, creando posti di lavoro e governando l’Italia, pur nella sua complessità. Ma anche un altro aspetto ci sfugge. La compagna di vita di Togliatti, accanto al “Migliore” sino alla fine della vita di quest’ultimo, è scomparsa nel 1999, non un anno fa, e da allora ad oggi le è stata dedicata la Biblioteca della Camera dei deputati, nel 2019, e un giardino a Milano, tanto per stare ai titoli di testa. Ad un aeroporto, magari nella rossa Emilia, la sua terra d’origine, nessuno aveva mai pensato. Ma dovendo contrastare l’operazione Berlusconi a Malpensa - sacrosanta, quanto legittima - i compagni si sono attaccati al Pantheon dei loro “cari”, tirando fuori Nilde, prima presidente donna della Camera, grazie al rifiuto di Pietro Ingrao. Una vera comunista contro chi è sceso in campo, nel 1994, proprio per fermare l’ultimo comunismo, ottenendo i voti degli italiani.

 

 

 

RADICI NEL PCI

E proprio perché la Iotti rappresenta un’espressione di parte, di una precisa parte, essendo l’icona di una certa sinistra con le radici ben piantate nel vecchio Partito comunista, gli esponenti del centrosinistra milanese, a partire dai consiglieri comunali, hanno messo sul tavolo anche altri nomi da opporre a quello di Berlusconi, pescando fra le figurine del libro Cuore di famiglia e le iconografie rintracciate su Wikipedia. Si va da Armida Barelli (cofondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dirigente dell’Azione Cattolica Italiana, dichiarata beata da papa Francesco nel 2022) a Rosa Genoni (stilista e attivista socialista contro la guerra), passando per il grande maestro, Giuseppe Verdi (amato da tutti in questo caso), senza tralasciare Giorgio Ambrosoli (il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana e delle attività finanziarie del banchiere Michele Sindona). E poi alla grande ballerina della Scala, Carla Fracci, figura universale, a Rosina Ferrario (aviatrice e prima donna ad ottenere il brevetto), Maria Gaetana Agnesi (matematica), Giacomo Matteotti e, infine, Margherita Hack. E anche qui si apre un altro file.

La celebre astrofisica, nata a Firenze e scomparsa a Trieste, atea convinta, è stata anche candidata, proprio in Lombardia, con il Partito dei Comunisti Italiani, mentre nel 2012 appoggiò pubblicamente Nichi Vendola. Durante le elezioni regionali del 2010 si presentò tra le fila della Federazione della Sinistra, (Partito della Rifondazione Comunista e Comunisti italiani). Anche la donna delle stelle, celebrata pure da un’agiografica fiction, quanto edulcorata, sarebbe meno divisiva di Berlusconi? Nel 2011 la Hack si iscrisse pure al partito Democrazia Atea...

Ecco, unendo tutti i puntini, difficile trovare un’immagine in grado di sostenere la tesi dei dem. Del resto tanto la Iotti quanto la Hack non hanno l’appeal di Sandro Pertini, al quale è stato dedicato lo scalo di Torino, e non tanto per il suo percorso politico, quanto per l’immagine legata al calcio e ai Mondiali. Dunque insistere sul concetto della figura divisiva è solo e soltanto strumentale, cementando l’idea di un odio nei confronti del Cav a prescindere. Come se l’Italia berlusconiana non ci fosse mai stata. E se c’è stata è una colpa da espiare.

 

 

 

GUERRA SANTA

Non a caso la sinistra, destandosi dalla crisi letargica nella quale sembra essere caduta da tempo, pare aver preso il caso di Malpensa talmente a cuore da volerlo trasformare in una crociata, scarseggiando di argomenti. Considerando l’intitolazione dell’aeroporto a Silvio «un’umiliazione inaccettabile» il Pd ha deciso di appoggiare, anche formalmente, il ricorso dei Comuni dell’area di Malpensa contro la scelta fatta, perché «riteniamo che è importante che dalla voce dei territori e delle comunità locali, alla faccia dell’autonomia, cresca questa protesta che è una protesta importante contro un’azione scellerata», spiega il capogruppo del Pd in consiglio regionale della Lombardia, Pierfrancesco Majorino.

«È chiaro che l’intitolazione non ci cambia la vita, ma questi simboli sono importanti. L'aeroporto di Malpensa è una porta sul mondo e c’è mezzo mondo che ci sta ridendo dietro», sottolinea Majorino. Se a sinistra avessero messo in campo le energie contro la dedica a Berlusconi di Malpensa per lo sviluppo dello scalo oggi saremmo un bel passo avanti. «Credo che i partiti che pensano soltanto a manifestazioni contro dimostrino la loro pochezza», sottolinea il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana. Una pochezza, quella della sinistra, tanto triste da esser destinata a restare a terra. E non solo a Malpensa...

 

 

 

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