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Ddl Nordio, Massimo Giannini deraglia: "Uno scempio". E attacca Meloni

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha finalmente promulgato il ddl Nordio, non senza però aver scontentato qualcuno. Il ddl propone un riforma del codice penale, del codice di procedura penale e dell'ordinamento giudiziario. Ma secondo l'ex direttore della Stampa, Massimo Giannini "per la democrazia e per lo stato di diritto" è stata "una giornata nera", scrive su Repubblica. Per Giannini si tratta "di un colpo di spugna su uno dei reati tipici dei colletti bianchi, che cancella in un amen 3.623 condanne definitive e apre un buco enorme nella rete predisposta dalle direttive europee contro il malaffare".

Ma il giornalista di lunga data ne ha per tutti, anche, naturalmente, per la presidente del consiglio Giorgia Meloni, rea di aver autorizzato quello lui definisce uno scempio. Udite, udite. "È vergognoso che ad autorizzare questo scempio sia stata Giorgia Meloni. Proprio lei, figlia di una destra sociale e radicale che — tra le innumerevoli nefandezze post-missine di cui deve ancora farsi perdonare — aveva avuto almeno il principio di legalità come unica dote civile da spendere nell’agorà repubblicana".

 

 

 

Giannini sembra quasi un fidanzato deluso vista la ferocia con cui ricorda il passato politico della Premier. Ne parla come di una donna  cambiata che ha deciso di abbandonare i propri valori. "Proprio lei, giovane militante del Fronte della Gioventù che aveva iniziato a fare politica attiva dopo la mattanza di Via D’Amelio in cui furono massacrati Paolo Borsellino e la sua scorta. Proprio lei, - scrive il giornalista - da donna del popolo diventata donna sola al comando, oggi fa questo regalo indebito alla casta, ai potenti della terra di mezzo, ai manovali della criminalità organizzata". 

 

 

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