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Otto e mezzo, anche Romano Prodi ammette: "Meloni ci sa fare"

Francesco Damato
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Ospite di Lilli Gruber, il due volte ex premier Romano Prodi, ed ex presidente della Commissione europea per una, non si è certamente sottratto alle critiche alla Meloni sollecitategli dai due giornalisti invitati all’incontro, spiazzandoli tuttavia col riconoscimento che la premier “ci sa fare”. E non vive quindi solo della rendita procuratale dalla mancanza, da lui sconsolatamente sottolineata più volte, di un’alternativa al suo governo e alla sua maggioranza, per quanti problemi possano avere l’uno e l’altra sia nelle dimensioni reali ma ancor più, direi, in quelle immaginate e raccontate dagli avversari letteralmente ossessionati dalla prospettiva di una legislatura dall’epilogo ordinario.

Che è cominciata due anni fa e sembra destinata a durare sino al 2027: un’eternità per gli abituati alla instabilità e alle elezioni anticipate fra prima, seconda, terza e quarta Repubblica, per fermarci ai conteggi delle trasmissioni televisive. Quarta, appunto, si chiama quella che ci racconta ogni settimana l’ottimo Nicola Porro da Retequattro. Nella consapevolezza, probabilmente, proprio di questa inedita stabilità Prodi è diventato impaziente parlando della segretaria Elly Schlein, che pure gli è simpatica non foss’altro per avere lei esordito politicamente con le occupazioni delle sedi del Pd predicate nel 2013 per protesta contro i parlamentari del partito allora guidato da Pier Luigi Bersani che fecero mancare l’elezione proprio di Prodi al Quirinale.

 

 

 

UN TRATTORE PER ELLY

Bastò una sola votazione per affondarlo, dopo il naufragio anche del primo candidato del Nazareno e allora presidente del Pd Franco Marini. Alla Schlein- già incoraggiata nei mesi scorsi dall’ex premier a fare la “federatrice” di un’alleanza alternativa al centrodestra, o destra-centro, di Giorgia Meloni - il professore emiliano ha chiesto di invertire tempi e modalità del suo percorso. Piuttosto che allargare coni nomi e le sigle il campo dell’alternativa, la Schlein dovrebbe attrezzarsi di un “trattore”, ha detto Prodi parlando del “programma” di cui una coalizione ha bisogno per proporsi agli elettori in modo a dir poco normale, logico. Ciò ci porta al famoso discorso sull’uovo e la gallina. Chi viene prima? L’uovo, evidentemente, secondo Prodi. Che tuttavia ha un’esperienza personale che lo contraddice. Reduce da un’esperienza alla presidenza della Commissione europea procuratagli praticamente da Massimo D’Alema per rimediare al fatto di averlo sostituito nel 1998 alla guida del governo con un’operazione tipica di palazzo, sostituendo la sinistra di Fausto Bertinotti con un centro improvvisato dal presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga arruolando parlamentari eletti nell’area del centrodestra; reduce, dicevo, da quell’esperienza a Bruxelles, Prodi si propose di tornare a Palazzo Chigi aprendo dappertutto in Italia “cantieri” per costruire un programma col quale sconfiggere Silvio Berlusconi nelle elezioni ordinarie del 2006. Nacque non un documento ma un volume di più di 300 pagine assegnato come dote ad un’ambiziosissima Unione, estesa da Clemente Mastella al trotzkista Franco Turigliatto. Al quale non potevi parlare della Nato senza sentirti sputare in faccia, o quasi.

 

 

 

Il governo che ne derivò a guida prodiana, dopo un sostanziale pareggio elettorale tradottosi in vittoria dell’Unione fra proteste e denunce di brogli da parte del centrodestra e di Berlusconi in persona, durò dal 17 maggio 2006 al 24 gennaio 2008. Esso fu travolto un po’ da una grottesca vicenda giudiziaria del ministro della Giustizia Mastella e della famiglia, destinata a sgonfiarsi completamente nei soliti lunghi anni, e un po’ dall’anomalia chiamata Turigliatto.

 

DIMISSIONI

La complessa crisi che seguì alle dimissioni del secondo governo Prodi, con passaggi sia alla Camera sia al Senato, si risolse -dopo un inutile tentativo di soluzione affidato dall’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano all’allora presidente del Senato Franco Marini- nelle elezioni anticipate del 13 e 14 aprile 2008. Che furono non vinte ma stravinte dal centrodestra con più del 47% dei voti contro il 38% capitalizzato dal Pd di Walter Veltroni alleatosi solo con Antonio Di Pietro. Preistoria, direte pensando anche al ritorno di Veltroni al giornalismo e dintorni e di Di Pietro alla campagna e dintorni, pure lui, su un trattore vero, con tanto di fotografie sui giornali, non con quello metaforico proposto da Prodi alla Schlein. Ma da allora sono passati solo 16 anni. Preistoria, un corno. 

Prodi a Otto e mezzo, guarda qui il video di La7

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