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Referendum cittadinanza, Calderoli contro la sinistra: "Questo è doping, democrazia falsata"

mercoledì 25 settembre 2024

2' di lettura

"Invito a una riflessione: nel caso si dovesse arrivare a referendum, si corre il serio rischio di spaccare il Paese. Prospettiva che io non mi auguro": il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, lo ha detto a proposito della sua riforma sull'autonomia differenziata. Poi ha fatto un paragone con un altro referendum per cui si stanno raccogliendo le firme in questi giorni: "Oggi i promotori festeggiano il numero di firme per il referendum sulla cittadinanza, raccolte con grande rapidità grazie alla piattaforma digitale, così come è già accaduto anche per il referendum per l’autonomia differenziata". E ha chiarito di non avere paura di questi referendum, a patto però che non spacchino il Paese e che le firme vengano raccolte con un certo criterio. 

Sui festeggiamenti per le firme, in particolare, Calderoli ha detto: "Sicuramente la tecnologia aiuta la democrazia, ma in questo caso si rischia di aggirare il senso delle 500.000 firme necessarie alla proposta referendaria. Io non sono contrario alla raccolta digitale, ma penso che la Costituzione debba essere adeguata ai tempi attuali. Nel 1948 era impensabile una tecnologia così accessibile, e dunque il numero di 500mila firme poteva ritenersi congruo. Al giorno d’oggi la situazione è ben diversa, e credo occorra riflettere seriamente su questo. Il Costituente scelse questo limite 'di serietà' per assicurare che arrivassero al voto popolare solo le proposte ben appoggiate dagli elettori. Raccogliendo le firme nei comuni, sui banchetti, dai notai. Ora invece si può firmare dal divano di casa o dalla spiaggia. Utile, ma troppo facile, come purtroppo ha stabilito un decreto legislativo del governo giallorosso. E dico purtroppo perché, rendendo troppo facile raccogliere le firme, si rischia di eludere proprio la Costituzione".

Secondo il ministro, che ha citato il giurista Alfonso Celotto su La Stampa, si tratta di "una forma di doping costituzionale, nel senso che si falsano le prestazioni democratiche. Ben venga il digitale, ma usato con prudenza. A fronte di 20 quesiti referendari, con la prospettiva di potenziali centinaia di proposte di legge di iniziativa popolare, si annullerebbe il ruolo del Parlamento e quindi quello della democrazia rappresentativa, mettendo il Parlamento in condizione di non funzionare più. È paradossale, ma queste iniziative e la piattaforma stessa rischiano di tradurre nei fatti la democrazia diretta di Grillo e Casaleggio, dove, attraverso uno strumento di democrazia come la piattaforma Rousseau, sostenevano di voler aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno".

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