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Maurizio Landini, il sindacalista manda in cassa integrazione i dipendenti

Antonio Castro
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Chi conosce bene Mister Landini, segretario generale della Cgil, lo chiama anche “saponetta”. Soprannome ironico per definirne la scivolosità umana e professionale del “sindacalista” più noto per la perenne maglia della salute- indossata perennemente a favore di telecamera - che per memorabili le vittorie di categoria. Schiva i giornalisti, ma questo in Italia ormai sembra diventato uno sport olimpico. Landini schiva pure i suoi dipendenti. I compagni con cui è cresciuto, i compagni con cui declama di aver sempre lavorato (lui “tuta blu” più in distacco sindacale che in fabbrica).

A Mister Cgil sta per deflagrare sulla scrivania una bomba planante che questa volta difficilmente riuscirà a schivare. Non potrà certamente dire di non saperne nulla. E la grana arriva questa volta delle realtà sindacali di sinistra di mezza Italia. Partiamo dall’Umbria: la Servizi e tutela srl, controllata al 100% dalla Cgil di Perugia, ha annunciato 12 settimane di Cig per i 35 dipendenti.

 

E visto che il fatturato dei Caf è in calo (anche 70 euro per la compilazione di un Caf) i perugini provano ad espandere il proprio bacino di utenza pagante: si mettono alla ricerca di nuovi clienti: partite Iva, gestione di pratiche di successione e gestione dei rinnovi e dei contratti delle badanti. Pratiche che poi l’Inps paga direttamente. Ma intanto il Caf prova a convincere la clientela a iscriversi e rosicchia qualche euro pure con i tesseramenti di iscrizione “spintanea”.

Il paradosso umbro è che la società sindacale Servizi e tutela srl nel 2023 evidenzia un bilancio (al 2023) di 2,2 milioni con un piccolo utile (6.389 euro). E così mercoledì scorso, 25 settembre, i 35 dipendenti sono costretti ad ingoiare una decurtazione (in previsione) di un quarto delle retribuzioni, al lordo delle integrazioni che arriveranno (bontà sua) dall’Inps. Tutta questa storia bizzarra è stata provocata dal discreto rinnovo del contratto del commercio. I dipendenti del Caf sono inquadrati così. Ottima notizia in tempi di inflazione alta. Per i 35 dipendenti della Cgil umbra il maggior costo del lavoro nei conti di previsione 2024 ha fatto saltare il tappo dell’equilibrio contabile.

A scovare la notizia è il quotidiano online Open (fondato da Enrico Mentana). Ma il ginepraio dei conti traballanti per le società di assistenza fiscale appare una pratica comune a molte altre realtà regionali e provinciali. In alcuni casi, i più virtuosi, si parla solo di squilibri per pochi euro che comunque manderanno in Cig i dipendenti indiretti di Landini. In altre realtà- già compromesse, alcune fallite - manca un pizzico che intervenga la magistratura, l’Inps e l’Agenzia delle Entrate per dissipare i fumi di gestioni quantomeno opachi. O indagare per individuare le responsabilità.

La società sindacale costituita per fornire l’assistenza fiscale a lavoratori e pensionati fa due conti: i miglioramenti contrattuali fanno lievitare i salari (vale a dire la Ral, la Retribuzione Annua lorda che tiene conto di tutti i costi in capo all’azienda. La società di assistenza fiscale perugina - direttamente controllata dalla Cgil guidata dal presidente Vincenzo Sgalla, che fino a poco più di un anno fa era anche il segretario della Cgil in Umbria entra in cresciuti entra in crisi. I bilanci 2024 non stanno (starebbero) in piedi. Tra le realtà nel ciclone c’è la Sicilia. Altra grana che mister Landini spera di poter glissare. Visto che c’è già stato uno spaventoso fallimento...

 

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