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Crosetto-Meloni, la favola dello scontro: retroscena selvaggi. E la smentita non basta...

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 Guido Crosetto

Francesco Specchia
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La smentita è una notizia data due volte. C’è un ministro Guido Crosetto la cui struttura fisica oramai s’attaglia perfettamente alla sua pazienza- che in questi giorni è costretto a smentire non solo notizie inesistenti, ma anche la smentita della smentita, quando la smentita viene nutrita dal commento alla notizia inesistente già precedentemente smentita. Surrealismo magico. Insomma, a volte, Crosetto pare spinto da parte della libera stampa verso uno di quegli afflati di letteratura potenziale tanto cari al movimento OuLiPo di Raymond Queneau negli anni 60. L’ultimo esempio riguarda due approfonditi pezzi del Corriere della sera e del Foglio, che descrivono come un mistero consumato tra le segrete stanze di palazzo Chigi e del Ministero delle Difesa sia la sindrome dell’assedio del ministro (che di niuno si fida e «fa lasciare i telefonini fuori dall’ufficio»); sia il suo scontro sotterraneo con Giorgia Meloni alla cui riunioni di Cdm lo stesso Crosetto diserterebbe afflitto da sindrome dell’abbandono.

Due sindromi diverse, in due articoli. Però. Metteteci poi i dossier sul ministro tenuti nascosti per mesi; e le «battute agrodolci che “Guido” “avrebbe fatto su di lei –la Meloni- davanti a testimoni» (cfr. Francesco Verderami); e il «conflitto» tra il ministro e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano sull’operato dei servizi nei suoi riguardi, «materiale incandescente e dossieraggi vari»; e l’audizione di ieri al Copasir, col ministro uscito in una coltre di temibile silenzio da Palazzo San Macuto; be’, metteteci tutto questo. Ed otterrete un quadro d’assedio, una reiterata narrazione di complotti e incomunicabilità che ancora una volta diventa succosa notizia. Una notizia ancora una volta smentita. Complotti e incomunicabilità. Ogni mattina. Praticamente Crosetto sta consumando le sue giornate –già belle pienotte- in un film che è metà Michelangelo Antonioni, metà Giorno della Marmotta.
Viene costretto, infatti, il ministro, a certificare sul social X, l’altro giorno: «Mi scrivono: lei ha spiegato le sue assenze ai Cdm ma non ha smentito il gelo con la premier. Solo per essere chiari, non c’è e non c’è mai stato gelo.

 

 


Come sempre, ci sentiamo più volte al giorno. Soprattutto nell’ultimo periodo. Senza geli, senza problemi e con totale sintonia sui drammatici temi di cui dobbiamo occuparci insieme. Stasera (ieri sera, ndr) alle 18,30 sarò a Palazzo Chigi, informalmente, come decine di altre volte». Ma la stampa insiste: e perché mai, caro Crosetto, non ti rechi in Consiglio dei ministri? E il caro Crosetto: «Non in tutti i Cdm ci sono argomenti che riguardano la Difesa e non possono essere fissati tenendo conto delle agende, degli impegni istituzionali od internazionali di ogni ministro. La somma delle due cose fa sì che, avvertendo e concordando prima eventuali posizioni e quindi non arrecando alcun problema al Consiglio, i ministri impegnati in altro, siano assenti». Ma la stampa ci riprova: sì, però i telefoni li fai lasciare fuori. E il ministro, con pazienza risponde: «La prassi di lasciare il cellulare prima di entrare nell’ufficio del Ministro, alla Difesa, fu introdotta da Elisabetta Trenta (ministra nel governo Conte I, ndr). Lorenzo Guerini (ministro nel governo Conte II e nel governo Draghi, ndr) la trovò e la mantenne. Io la trovai in eredità da lui e la lasciai continuare».

Sì, s’erge, mai doma, la stampa: ma con la Meloni non ti vedi più, e pensare che per lei eri come un fratello, e «resta da capire se e quando arriverà a chiarirsi anche con la premier. Perché al momento regna l’incomunicabilità che a Meloni appare incomprensibile», sottolinea il Corriere. Incomprensibile. Alchè Crosetto, oramai preso da sconforto orchitico, esala: «Nell’ultima settimana con Giorgia ci siamo sentiti o visti almeno due o tre volte al giorno per monitorare la situazione in Medio Oriente, più volte per Albania, due volte per preparare Rammstein (poi saltato), due volte per preparare incontro con Zelensky e delegazione ucraina, una volta per G7 difesa, più varie volte su altri argomenti (comprese le chat di gruppo!)». Una smentita è una notizia data due volte, due smentite sono lite temeraria, tre diventano accanimento senile. Ma tant’è. Beninteso: Crosetto, è, per corpulenza fisica e comunicativa, uno dei politici più esposti. Sicché non è l’unico ad essere oggetto di una ridda di retroscena che imperlano le nostre cronache politiche, anzi. Ma è l’unico, nel rispondere colpo su colpo via social, ad esternare la consapevolezza di «sprecare cinque minuti per rispondere al nulla. Mi scuso ma il giornalismo italiano è così». Magari è un tantino esagerato. Ma resta fremente l’attesa del prossimo, ineludibile sussurro cronistico... 

 

 

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