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Se per tutelare i minori si dimentica la libertà

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Corrado Ocone
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Chi non vorrebbe proteggere i minori dalle insidie del mondo, anche quelle solo potenziali? Eppure, come si sa, le strade dell’inferno sono spesso lastricate di buone intenzioni: non sempre le azioni ispirate da fini virtuosi sortiscono gli effetti desiderati. Soprattutto se a proteggere i minori non sono, con l’educazione, i genitori o i maestri, ma lo Stato con i suoi regolamenti e le sue leggi, fra l’altro sempre più pervasive e sempre più cavillose. L’impressione è che il regolamento stilato dall’AgCom per vietare l’accesso ai siti porno dei non maggiorenni vada in questa direzione. Già su Libero sono stati messi in evidenza i seri problemi che potrebbero sorgere, con la sua attuazione, per la nostra privacy ed anche per la libertà di espressione. IL BENE PIÙ PREZIOSO Ma temo che sia come parlare al vento: la mentalità comune nelle classi dirigenti europee (il regolamento italiano recepisce direttive comunitarie) è sempre più dirigistica e regolatoria, e non mostra particolari preoccupazioni per quello che pure dovrebbe essere il bene più prezioso, cioè la nostra libertà individuale. Forse maggiore effetto potrebbe avere portare il ragionamento proprio sulla congruità fra i mezzi usati e gli scopi che ci si è proposti. Anche perché ad aiutarci c’è un ingente mole di studi e riflessioni che, soprattutto in America e soprattutto in area liberal-libertaria, son da tempo maturati sul porno, in genere, ed anche sul suo impatto sugli adolescenti, in particolare.

DICOTOMIA DA SUPERARE
La novità di questi studi è di aver superato l’alternativa di stampo proto-femminista che divideva il campo fra chi considerava il porno una forma di degradazione della donna e chi invece lo celebrava come una liberazione della sua sessualità. Una dicotomia troppo secca, semplicistica e banale, perché riduceva i rapporti di potere e di dominio che si instaurano fra gli esseri umani, e quindi anche quelli propri del rapporto fra i sessi, a qualcosa di statico, univoco e ben definito. Così non è. La sessualità ha mille sfumature, legate per lo più ad una facoltà che solo l’uomo ha: la fantasia, la capacità di immaginare fatti e situazioni non reali. Il sesso si nutre di immaginazione e la pornografia, con i suoi stilemi e i suoi contenuti, non fa altro che mettere in mostra questo lato onirico che accompagna la vita di ognuno. È un lato che, per sua natura, non sopporta regole, anche se il porno moderno si sforza di razionalizzare ciò che per principio non lo è (ad esempio catalogando con dovizia ogni gusto o “perversione” umana). Così come fallisce quest’opera di catalogazione, ugualmente destinata a fallire è ogni opera di edulcorazione in senso “buonista”, democratico, politicamente corretto, “etico”, dei tratti “oscuri” e “notturni” che si accompagnano all’immaginazione sessuale. Peggio ancora fallisce il tentativo di estirpare alla radice la rappresentazione visiva di essa, vietando la pornografia. Nessuno mette in dubbio che menti deboli come quelle dei giovani possano cadere vittima dell’illusione, che cioè non distinguano più con nettezza l’immginazione dalla realtà e trovino nella pornografia ispirazione per compiere atti disdicevoli e persino criminali. La storia insegna però che la via della rimozione non solo non funziona, ma genera quasi sempre effetti negativi: ciò che viene represso trova sempre altre e spesso più indesiderabili vie per affermarsi o per infrangere i divieti. Spesso chine è stato vittima matura una personalità con tratti caratteriali poco sani o addirittura inquietanti. Imporre la rimozione addirittura per legge è perciò stupido, prima ancora che sbagliato. La civiltà occidentale ha cercato, con successo, altre e più complesse vie per evitare la degenerazioni delle pulsioni vitali senza pretendere di estirparle. La cultura classica ci insegna che il lato oscuro o non razionale della vita, che è in tutti noi, “male”, non va preso di petto ma assunto omeopaticamente e, in questo senso, controllato e incanalato in un senso positivamente umano. A questo pensa l’educazione che è prima di tutto un’educazione alla vita: l’educatore non tiene l’adolescente in una campana di vetro, che prima o poi si romperebbe generando effetti traumatici, ma lo apre subito a tutti i suoi aspetti accompagnandolo e tenendolo però per mano fino a che non abbia acquistato una certa maturità.

LEGGI SUFFICIENTI
Il problema è che, mancando buoni educatori, si cerca oggi di risolvere il problema alla radice: sbagliando metodo ed anche anche soggetto. Non solo non è produttivo vietare a prescindere, ma non è nemmeno lo Stato che può farsi educatore e pedagogo e sostituirsi a scuola e famiglie. Dio ce ne liberi dallo Stato etico. Ad esso compete il solo compito di perseguire i crimini e i comportamenti illegali. Le leggi già esistenti, nella fattispecie quelle sulla prostituzione e sulla violenza contro donne e minori, sono a tutta evidenza più che sufficienti.

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