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Enrico Berlinguer, per celebrarlo la sinistra costretta a nascondere il Pci

Maurizio Gasparri*
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*Presidente dei Senatori di Forza Italia

Invitato, sono andato con interesse a vedere il film dedicato a Berlinguer, che ha inaugurato, sere fa, la Festa del Cinema di Roma. Del resto, a questi eventi, si accede transitando sul Red Carpet e, quindi, alla fine del tappeto rosso c'è stato un film rosso. Nella sala il pubblico era di varie estrazioni, c'era perfino un signore che si è messo a urlare “Israele assassino". Appena dopo che era stato ricordato, doverosamente, il rastrellamento avvenuto nel ghetto di Roma nell'ottobre del 1943. Pertanto, in platea mi hanno colpito sia questo signore, che il Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, che, tradendo la neutralità che dovrebbe caratterizzare una figura giudiziaria così importante, ha applaudito convinto e per molti minuti al termine della proiezione. Si dirà che sono prevenuto nei confronti di Melillo. Forse. Ma chi ha un incarico del genere dovrebbe essere un po' più sobrio nelle reazioni pubbliche di fronte a un evento che possiamo definire intriso di militanza politica.

E, infatti, il film è stato un atto non solo di omaggio, ma di propaganda a favore di Enrico Berlinguer. L'applauso di Melillo, che fu capo di gabinetto del piddino Orlando e, certamente, super neutrale nella sua funzione di magistrato, mi ha fatto pensare a tante, cosiddette, toghe rosse, (Melillo escluso), che hanno risparmiato al Pci, poi al Pds e anche al Pd, un amaro destino sul fronte della questione morale. Per cui quella sinistra di ieri, e un po' meno quella di oggi, hanno potuto autoproclamarsi portatrici di moralità, più che altro perché beneficiate da una grande impunità dei settori della magistratura che hanno ampiamente colonizzato e infiltrato. Anche i tempi del Pci di Enrico Berlinguer. Anzi allora ancora di più, attuando una teoria “gramsciana” di controllo degli apparati pubblici e delle realtà culturali, che contano molto più di un deputato o di un senatore. Devo dire che da antico militante politico ho visto con interesse e rispetto il film dedicato a Berlinguer. Ero già giovane attivista negli anni in cui Berlinguer guidava il partito comunista. Quindi il film mi è apparso interessante, proprio per la mia attenzione ai temi politici, ai quali ho dedicato una vita, benché su posizioni molto diverse da quelle di Berlinguer.

 

 

 

Ovviamente, non posso non rilevare l'intento agiografico di questa pellicola. Berlinguer sembra quasi un eroe dell'anticomunismo, per i tardivi dissensi con l'Unione Sovietica, che ha ossequiato per tre quarti della sua vita. Sembra poi quasi ostile ai finanziamenti dell'Unione Sovietica, che per decenni, anche con Berlinguer segretario, hanno consentito al PCI di esprimere la sua grande potenza sul territorio nazionale. Emerge anche la posizione di fermezza, innegabile, nei confronti del terrorismo.

Ma sarebbe stato interessante trattare anche di altri temi. E cioè l'asservimento a Mosca del PCI per decenni e decenni, anche nei primi anni di guida di Berlinguer. L'atteggiamento equivoco poi del PCI all’affiorare delle Brigate Rosse nei primi anni ’70. Conservo nel mio archivio le prime pagine dell'Unità, quando già Berlinguer era Segretario del PCI, sulle quali si scriveva di sedicenti Brigate rosse, che “sichiamavano rosse ma in realtà erano nere” e tante altre analisi errate, che per anni hanno condizionato la sinistra italiana. Perfino illustri giornalisti per anni, salvo poi fare una pubblica autocritica, scrissero e dissero cose profondamente errate sulle Brigate rosse. Fu l'omicidio di un sindacalista di sinistra, Guido Rossa, a mutare in maniera decisiva l'atteggiamento del PCI. Ma avvenne molti anni dopo i titoli che ho citato. Per quanto riguarda l'onestà personale di Berlinguer, nulla da dire o da criticare.

 

 

 

Tuttavia, mentre lui era Segretario, senza alcuna appropriazione personale, il PCI riceveva tre forme di finanziamento illegale: i soldi che arrivavano da Mosca (si legga il libro di Cervetti che ha raccontato le vicende del cosiddetto “oro di Mosca”), i soldi e i sostegni che provenivano dalle cooperative rosse (fondamentali per la pubblicità, per gli eventi come le feste dell'Unità e tante altre occasioni) e qualche tangente più ruspante italiana che esponenti della sinistra, anche del PCI avevano intascato. Pertanto ribadisco, nulla da dire sull'onestà personale e sul rispetto per la morte sul campo avvenuta durante un comizio nel 1984, ma attendiamo un secondo film che completi le lacune di quello appena uscito. Abbiamo visto l’apologia della bontà, presunta, qualcuno faccia un film verità sul capo dei comunisti.

 

 

 

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