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Maurizio Landini? Come si è "bruciato" 5 milioni di euro: bomba sul compagno

Alessandro Gonzato
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Più che furioso Landini è doloso. Strepita contro il «lavoro povero» ma con lui la Cgil ha sottoscritto 22 contratti nazionali che prevedono stipendi inferiori ai 9 euro all’ora, soglia del “salario minimo” invocato dalla sinistra. Nel dettaglio: a maggio ha detto “sì” ai 5 euro del contratto nazionale della vigilanza privata, confermando quello precedente; Landini ha dato il via libera ai 7,1 euro per l’industria del vetro e delle lampade; un centesimo in meno per gli operai agricoli e i florovivaisti; sempre il sodale di Elly ha approvato i 7,9 euro per gli addetti all’industria delle calzature; e ancora si scende ai 7,6 euro l’ora per l’industria armatoriale. Per di più i valori inglobano la quota corrispondente al “tfr”, alla tredicesima e alla quattordicesima. Le cifre sono della “Fondazione Studi Consulenti del Lavoro”, che ha fatto un’analisi su 63 contratti collettivi più rappresentativi in mezzo ai 946 depositati al Cnel. Altri stipendi, approvati dal Landini doloso, che sono al di sotto della soglia “schleiniana” dei 9 euro: 8,3 agli addetti dell’acconciatura e dell’estetica; 8,4 a chi lavora nelle cooperative e nei servizi agricoli; 8,7 per gli addetti del tessile e della ceramica. Ma sì, cosa gliene frega al Landini: l’importante è sbraitare, far casino, bloccare l’Italia. La nuova recita di oggi sarà particolarmente appassionata. Ha doti divinatorie il segretario della Cgil, un po’ Divino Otelma, un po’ Mago Oronzo, un po’ Maurizio Landini. Annuncia scioperi contro la manovra quando la manovra ancora non è stata scritta nemmeno sul bloc-notes: anche quest’anno la protesta è iniziata ad agosto con la gente ancora in spiaggia. Che la manovra si scriva col maglione è un dettaglio.

E IO PAGO
Ma quanto costa Landini agli italiani? 7.616 euro al mese (busta paga di settembre con 20 giorni di ferie goduti). Sono 91.392 all’anno più annessi e rimborsi connessi. E cos’ha fatto Landini per gli iscritti? È più facile dire cosa non ha fatto: nulla di concreto per l’aumento degli stipendi (ma il suo è aumentato); sui giornali degli Elkann ha taciuto sulla Fiat fatta a pezzi e portata all’estero; è stato l’ayatollah dell’auto elettrica, la guida suprema della transizione green coi soldi degli italiani. Poi a disastro compiuto s’è tolto il turbante: «Stanno arrivando drammatiche novità da Germania e Belgio, a partire dalla Volkswagen, che rischiano di produrre un terremoto per tutta l’industria dell’automotive». Non serviva una laurea alla Greta Thunberg University. Il Landini è pure quello che coi governi di centrosinistra non è riuscito nella rivalutazione delle pensioni. E dire che degli sbandierati 5 milioni di iscritti al sindacato la metà sono pensionati, o meglio, sarebbero: col meccanismo dei rinnovi automatici è impossibile sapere il numero reale, a differenza di quanto avviene per i partiti, che hanno molti difetti ma se a fine anno non rinnovi la tessera non ne fai più parte.

 

IL CHE GUEVARA REGGIANO
Che grinta il Landini: nel 2015 era il rivoluzionario «pronto a occupare le fabbriche per l’articolo 18». Hasta la victoria siempre! Quasi siempre. È ormai storia lo sfogo dell’imprenditore che qualche giorno fa, collegato con “4 di sera” (il programma di Del Debbio) ha tuonato: «Ma dov’era Landini quando l’articolo 18 lo hanno tolto? Dov’era quando hanno fatto tutte le porcate?». Era a capo della Fiom e sognava in grande, concentrato su come buttare qualche anno dopo 4 milioni 722mila euro all’anno (cifra riportata dal Giornale) in eventi, viaggi, uffici stampa, web tivù e manifestazioni. A proposito, altro capitolo fantozziano della Landineide: la casa editrice del sindacato, “Futura”, ha accumulato 3 milioni di perdite. Le pubblicazioni della Cgil riguardano per lo più Palestina e Gaza. Su un’altra medaglia c’è scritto “Servizi e tutela srl”, azienda controllata dalla Cgil di Perugia: a settembre ha annunciato 12 settimane di cassa integrazione per i suoi 35 dipendenti. La raffica di fallimenti è valsa un aumento di 257 euro mensili nella busta paga del Compagno L. Torniamo agli esborsi della Cgil: l’anno scorso per scioperi e proteste 2 milioni 262mila euro; altro mezzo milione per la piazzata del 7 ottobre 2023 “in difesa della Costituzione contro premierato e autonomia”. Altro che «secessione dei ricchi»: è la secessione di Landini dai bisogni dei lavoratori.

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