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Report, svanisce il teorema della trasmissione: la destra non c'entra con la strage di Capaci

Non c'è alcuna pista “nera” dietro la strage del 23 maggio del 1992 in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e tre agenti di scorta
di Giovanni M. Jacobazzi sabato 24 maggio 2025

2' di lettura

Non c'è alcuna pista “nera” dietro la strage di Capaci dove il 23 maggio del 1992 persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, e tre agenti di scorta. Lo ha stabilito il giudice del tribunale di Caltanissetta Santi Bologna, accogliendo la richiesta di archiviazione del procuratore nisseno Salvatore De Luca e dell’aggiunto Pasquale Pacifico. Finisce dunque in un nulla di fatto la tesi propagandata da Report secondo cui ambienti della destra eversiva legati al neo fascista Stefano Delle Chiaie, fra i fondatori di Avanguardia nazionale e soprannominato “er caccola", avevano pianificato l’attentato per fare un “piacere” alla mafia. Una tesi che ricordava molto da vicino l’inchiesta “Sistemi criminali” condotta da Roberto Scarpinato, ora senatore grillino, secondo cui Cosa nostra, massoneria deviata, pezzi di Stato ed eversione nera, erano tutti insieme per destabilizzare il Paese.

La trasmissione di Rai3 diretta da Sigfridfo Ranucci aveva cavalcato questo teorema suggestivo, rivelatosi un tarocco, realizzando così una operazione di “disinformazione” in prima serata a spese dei contribuenti italiani. Per raggiunge lo scopo, Ranucci e soci erano arrivati a dare credibilità alle grottesche dichiarazioni di Maria Romeo, ex compagna di Alberto Lo Cicero, un’autista di un capo cosca. Per la donna, Lo Cicero aveva addirittura raccontato a Paolo Borsellino che Delle Chiaie aveva fatto un sopralluogo a Capaci dove poi venne messo il tritolo. Pura invenzione, hanno sottolineato i magistrati di Caltanissetta. Lo Cicero, peraltro, come poi è emerso dall’inchiesta, non era neppure un affiliato a Cosa Nostra ma si era spacciato per tale pur di ottenere lo status di collaboratore di giustizia con i relativi benefit.

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Per Report, invece, Lo Cicero sarebbe stato a conoscenza dell’intera fase esecutiva della strage tanto da aver individuato la presenza attiva di Delle Chiaie a Palermo nei giorni precedenti la strage con la super visione di Totò Riina. La tesi che la stage di Capaci fosse il frutto di un accordo fra mafiosi, neo fascisti e personaggi dei servizi segreti deviati, è da sempre uno dei cavalli di battaglia di Report. Nella puntata della scorsa settimana a tal riguardo era anche spuntato il verbale del pentito Gioacchino La Barbera, uno dei partecipanti alla fase operativa della strage di Capaci. Si trattava del “colloquio investigativo” con l’allora magistrato della Procura nazionale Gianfranco Donadio. La Barbera gli avrebbe riferito che degli “estranei” a Cosa nostra avevano supervisionato la preparazione dell’attentato. Peccato che anche questo aspetto sia stato smentito in sede di indagini.

Donadio, va ricordato, era stato denunciato dalle Procure di Catania e Caltanissetta per le modalità di conduzione delle indagini: dopo che i pentiti parlavano con lui, all’improvviso iniziavano a “ricordare” nuovi dettagli. Donadio, per non farsi mancare nulla, è stato consulente della precedente Commissione antimafia a guida pentastellata.

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