Gli autogol dei compagni sullo spionaggio fantasma

L’opposizione ha attaccato Palazzo Chigi usando il caso delle intercettazioni di giornalisti e attivisti. Ma nessuno ha chiesto scusa per le tante falsità
di Pietro Senaldivenerdì 6 giugno 2025
Gli autogol dei compagni sullo spionaggio fantasma
4' di lettura

Giuseppe Conte, ex premier e leader di M5S: «È un fatto gravissimo, un attentato ai diritti democratici». Elly Schlein, segretaria del Pd: «Paragon è una vicenda estremamente grave, andremo avanti per avere piena trasparenza dal governo». Sandro Ruotolo, portavoce della Nazarena: «Siamo di fronte a uno scandalo europeo». Angelo Bonelli, capo dei Verdi: «Il governo, attraverso il sottosegretario Alfredo Mantovano, che chiaramente agisce su mandato di Giorgia Meloni, fa uso politico dei Servizi segreti, chiedendo loro di svolgere attività di spionaggio nei confronti di chi salva i naufraghi in mare». Ilaria Salis, occupatrice di case ed europarlamentare per conto di Avs: «È un attacco gravissimo, è la sporca guerra contro la migrazione». Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana: «Hanno spiato anche me».
Ma il più scatenato di tutti era Matteo Renzi, ex premier e leader di Italia Viva: «A Mantovano chiederei di smettere di spiare i giornalisti. È un modo scandaloso di utilizzare le istituzioni». E ancora: «Meloni tenta disperatamente di tenere bassa la questione, perché se venisse fuori la verità su Paragon, cadrebbe il governo». Inspiegabilmente garrulo dopo che il Guardasigilli, Carlo Nordio, aveva negato che il suo ministero aveva utilizzato Paragon: «Bingo. Un giornalista è stato intercettato illegalmente e il ministro dice di esserne estraneo. Qualcuno mente, porto avanti una battaglia di libertà». E come se non bastasse, profetico e smentito: «A breve arriveranno novità non facili da spiegare per questo governo».


Poi è arrivata la relazione del Copasir, presieduto da Lorenzo Guerini, parlamentare del Pd, ex ministro di Renzi e ai tempi del fiorentino a Palazzo Chigi a lui vicinissimo, che ha portato novità che hanno sgonfiato le tesi del Rottamatore. Con Matteo, inevitabilmente, l’onorevole Maria Elena Boschi, madrina della riforma costituzionale mancata che avrebbe dovuto portare il suo nome: «Attivisti politici, giornalisti che fanno inchieste e addirittura un giornalista vicino al Papa sono stati intercettati illegalmente. Solo Meloni e Mantovano possono aver autorizzato questo, ma scappano. Cosa c’è sotto?». Su cosa c’è sotto stanno indagando le Procure. È finalmente chiaro però quello che c’è in superficie. Una sequela di dichiarazioni politiche che volevano essere degli attacchi ma erano solo fanfaronate vomitate a caso dagli esponenti della nostra variegata sinistra contro il governo Meloni. Il guaio è che chi ha parlato a vanvera non si rassegna ai risultati dell’indagine del Copasir su Paragon, non prende atto delle evidenze, non chiede scusa e rilancia vane accuse. Quelli che pretendono chiarezza sono gli stessi che non hanno detto una parola quando l’inchiesta sul caso di Pasquale Striano, il finanziere che, ai tempi in cui governava la sinistra, ha fatto oltre 800 accessi non autorizzati ai dati riservati di ministri e politici, prevalentemente di centrodestra, è stata spostata in quel porto delle nebbie che è la Procura di Roma.

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Per chi non lo sapesse, Paragon è una tecnologia per spiare le conversazioni altrui che in Italia ha iniziato a usare il primo governo Conte, è stata confermata dal secondo e da quello di Mario Draghi ed ereditata dall’esecutivo Meloni, che dopo un anno ha interrotto il contratto di fornitura. Con Paragon sono stati spiati Luca Casarini, rinviato a giudizio con l’accusa di trarre profitto dallo sfruttamento dell’immigrazione clandestina, e Beppe Caccia, l’armatore della nave su cui l’attivista ex no global opera. Inizialmente si pensava che fossero stati spiati anche Francesco Cancellato, direttore del sito di news Fanpage e Mattia Ferrari, cappellano della ong Mediterranea, ma l’indagine del Copasir ha concluso che non è stato così. È stato anche accertato che lo spionaggio di Casarini, iniziato con Conte, è perfettamente a norma di legge, fatto seguendo tutte le procedure richieste e autorizzato dalla Procura generale della Repubblica di Roma. Naturalmente la relazione del Copasir non scalfisce i detrattori del governo, che hanno inscenato un teatro dell’assurdo. «Meno male il Copasir non indaga più, così possiamo farlo noi», sentenzia Renzi, che pare motivato più che altro dall’astio che nutre verso Mantovano. L’attuale sottosegretario alla Presidenza, infatti, in attuazione di una direttiva che fece Franco Gabrielli ai tempi del governo Draghi, quando era lui sottosegretario con delega alla sicurezza pubblica, ha tolto all’ex premier la scorta dei Servizi segreti, lasciandogliene una ordinaria, e pare che il leader di Italia Viva ci sia rimasto male. Non capisce e non si adegua Bonelli, che ironizza a sproposito: «Chi ha spiato Cancellato, nessuno?», si chiede... Così dicono le carte, ma il leader dei Verdi mostra sempre parecchi problemi quando la realtà non si piega ai suoi voleri. Comunque la vicenda dimostra forse l’inutilità di Paragon: perché indagare su quel che dicono in segreto politici, giornalisti, attivisti delle ong, quando ciò che affermano in chiaro è più che sufficiente per squalificarli totalmente?

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