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Gli Euroayatollah: l'Ue si schiera dalla parte sbagliata

di Alessandro Gonzato giovedì 19 giugno 2025

3' di lettura

L’Unione europea si mette il turbante. Fa scudo a Khamenei, il cui crimine minore – parliamo solo del 2024 – è stato quello di infliggere 975 esecuzioni capitali, parte di queste a omosessuali, o fedifraghi a prescindere dalle inclinazioni. Scusate: dov’è finita l’Ue dei diritti? È la stessa Ue dove ogni giorno i progressisti si scagliano contro l’ungherese Viktor Orbán, il quale non sarà proprio un liberale né un’educanda, ma paragonato alle barbe islamiche potrebbe dire messa. Dall’Inno alla gioia Bruxelles è passata all’Ue Ue Ayatollah, dirige l’orchestra il maestro Alì. Musica!

LE SPIEGAZIONI
«Sia chiaro», ha dichiarato in queste ore il signor Anouar El Anouni, che è il portavoce del Servizio di Azione Esterna dell’Unione non musulmana ma europea, «un cambio di regime non fa parte della posizione concordata dall’Ue». Una risposta a Donald Trump che chiede la «resa incondizionata di Teheran». El Anouni ha proseguito: «Ciò che facciamo è essere impegnati per un approccio politico globale nei confronti dell’Iran che affronti tutte le preoccupazioni, tenendo conto di tutte le posizioni, incluse le sanzioni (ci torniamo tra poco, ndr). Per questo motivo», è andato avanti il rappresentante dell’Unione, «il nostro approccio è critico quando necessario e pronto all’impegno quando gli interessi coincidono».

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Poi il suddetto ha tenuto a evidenziare che «l’Iran non deve mai avere o acquisire armi nucleari», il che parrebbe scontato ma visti i tempi neanche tanto. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha detto che Israele, con l’attacco all’Iran, «sta facendo il lavoro sporco per tutti noi». El Anouni ha glissato: «Non rispondiamo ai commenti di altri leader». Poi il portavoce Ue ha ribadito: «La diplomazia deve prevalere, la sicurezza di lungo termine viene costruita dalla diplomazia e non dall’intervento militare».

Dicevamo della possibilità di sanzioni avanzata da El Anouni. Kaja Kallas, Alto rappresentante per gli Affari esteri, è propensa a punire economicamente Israele, non l’Iran: «Se spettasse a me decidere sarei favorevole, ma rappresento ventisette Stati membri e serve l’unanimità». Kallas si è detta «frustrata»: «Se portassi la proposta al Consiglio forse mi farebbe sentire meglio ma so che non passerebbe, e mostrerebbe la nostra divisione».

CONFUSIONE
Tra i papaveri di Bruxelles la linea è che con gli islamisti va cercato un compromesso. La linea comune (un ossimoro per l’Ue) prevede l’appello alla «moderazione». In Belgio ai piani alti, ma anche in alcuni più bassi, è scattato di nuovo il cortocircuito. Immancabile è arrivata pure la cavalleria dem. Squillano le trombe, giunge al galoppo l’eurodeputata Cecilia Strada: «L’attacco di Israele all’Iran è un’altra violazione del diritto internazionale. Vogliamo lo stop al commercio con le colonie, la richiesta agli Stati membri di un embargo di tutte le armi da e per Israele. Kallas lunedì presenterà ai ministri degli Esteri Ue il risultato dell’analisi sulla revisione dell’accordo Ue-Israele e capiremo da che parte ha deciso davvero di stare l’Europa. Capiremo se le parole di condanna sono l’unica cosa che è disposta a fare per stare dalla parte giusta della storia».

Poteva mancare il collega, anch’egli dem, Marco Tarquinio? Certo che poteva, e invece al Manifesto ha dichiarato, tenetevi forte: «Le politiche di pace saranno un pilastro dell’alternativa alle destre», le quali, è noto, di fronte alle guerre godono. L’ex direttore di Avvenire va pure contro il suo partito: «I dem a favore del riarmo ci isolano dai nostri elettori», i quali ai recenti referendum si sono autoisolati dal Pd. Raggiunge la compagnia l’immarcescibile Laura Boldrini: «L’obiettivo dell’attacco all’Iran, oltre a cancellare il sesto round dei negoziati sul programma nucleare, è quello di oscurare ciò che accade a Gaza e ritrovare il sostegno dei Paesi occidentali». Tocca a “baffino” D’Alema, su La7: «È Trump che ha sabotato il rapporto con l’Iran». Oltre al Consiglio Affari esteri di lunedì, le due tappe cruciali - almeno sulla carta - saranno il Consiglio Europeo di giovedì e la riunione della Nato, all’Aja, mercoledì. Vedremo cosa decideranno gli euro-ayatollah.

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