La Regione Sicilia è pronta a una nuova infornata: nei prossimi tre anni, l’Ente recluterà infatti altri 1.400 dipendenti. L’annuncio arriva al termine di un lungo iter amministrativo che ha visto coinvolti la giunta del governatore forzista, Renato Schifani, i singoli assessorati e, soprattutto, la Corte dei Conti, che ha posto più di una riserva sul metodo adottato per determinare il fabbisogno del personale rinfocolando quel conflitto a bassa intensità, ma perdurante, tra Palazzo d’Orléans e la magistratura contabile locale, che va avanti da oltre un anno. L’operazione di rafforzamento della pianta organica nasce da una richiesta iniziale dei dipartimenti regionali di ben 5.400 unità, pari a quasi la metà dell’attuale forza lavoro in servizio (sull’isola ci sono 11.564 addetti con una busta paga emessa dalla Regione, secondo i dati del 2022 del Dipartimento della funzione pubblica).
Una richiesta fuori mercato e fuori controllo che la stessa Amministrazione centrale ha bocciato riducendo drasticamente le pretese ad “appena” 1.400 ingressi. Tuttavia, il taglio operato dagli uffici è stato orizzontale e privo, secondo i giudici contabili, di un’adeguata valutazione qualitativa dei soggetti richiesti e maggiormente utili alla macchina burocratica.
Una manovra per questo definita «approssimativa» ed «empirica» che rischierebbe di configurarsi come una specie di contrattualizzazione al buio.
ULTIMO PARERE
Nel loro ultimo parere, i magistrati della sezione di controllo avevano messo nero su bianco che «i criteri scelti per individuare i profili da assumere sono “forfettari”». Sottolineando, ancora: «La rilevazione del fabbisogno di personale effettuata dalla Regione siciliana non rispecchia un’oculata ricognizione delle effettive esigenze organizzative e funzionali». Un giudizio che pesa specie perché giunge a margine di un lungo confronto tecnico culminato con la riapprovazione del Piano integrato di attività e organizzazione da parte del governo regionale. Il documento, passato nuovamente in Giunta nei giorni scorsi, fissa non solo il numero dei futuri impiegati, ma anche le modalità di reclutamento.
Una prima versione del provvedimento risaliva a gennaio, ma era stata rinviata dalla magistratura contabile al mittente con richiesta di modifiche, in particolare per quanto riguardava la selezione del personale da assegnare al Corpo forestale, storicamente uno dei grandi bacini elettorali della politica siciliana. Nella versione originaria, la Regione aveva previsto di ingaggiare 288 forestali, salvo poi correggere la cifra al ribasso dopo le osservazioni della Corte, che l’aveva giudicata fuorviante e insostenibile dal punto di vista economico. «L’amministrazione ha ammesso l’erroneità della determinazione delle risorse assunzionali», hanno sentenziato le toghe, che hanno deciso di dare un parziale disco verde in cambio di un ricalcolo dei futuri assunti. E così il dato corretto è stato fissato in 255 unità, chiudendo, almeno formalmente, il capitolo. Quanto alla distribuzione dei 1.400 nuovi posti disponibili, circa 260 saranno destinati a posizioni dirigenziali, seguiti da funzionari, istruttori e 200 addetti per i centri per l’impiego oltre al resto della truppa. Una ripartizione che alimenta tuttavia dubbi sulla capacità dell’Ente di definire con chiarezza ruoli, funzioni e reali priorità. La Corte teme, infatti, che questa mappa non riesca a migliorare l’efficienza dell’apparato pubblico e invita a evitare soluzioni di comodo.
I CONTROLLI
Il clima di tensione tra la Regione e le toghe contabili non è certo una novità a queste latitudini. Il presidente Schifani ha più volte auspicato una riforma delle funzioni dei guardiani delle finanze pubbliche, limitandone il raggio d’azione durante la fase di governo e lasciando spazio solo a controlli preventivi e successivi. Un orientamento ribadito anche di recente, dopo l’apertura di un nuovo fascicolo sui fondi per l’emergenza idrica, appena un mese dopo la dichiarazione dello stato d’emergenza da parte dell’esecutivo Meloni. E che aveva portato l’ex presidente del Senato a ricordare proprio ultimamente che «le sezioni della Corte dei Conti vengano nominate di concerto con il Governo regionale», alla luce dell’articolo 23 dello Statuto speciale della Regione siciliana. Un potere che, però, non è mai stato esercitato in quasi sessant’anni dai suoi predecessori. «Cercheremo, allora, di fare valere in maniera garbata, serena e pacata questo nostro diritto», ha promesso il governatore. Ma questa è un’altra storia.